(ANSA) - ROMA, 16 OTT - Corrado Guzzanti appare un po'
dimesso e sembra mettere le mani avanti subito dopo la
proiezione di ''Fascisti su Marte'' questo pomeriggio alla
Festa Internazionale del Cinema di Roma. Insieme alla
premiata ditta del 'Caso Scafroglia' incontra i giornalisti
e da' vita a una conferenza stampa surreale, un po' come il
film. In completo grigio, un po' intimidito esordisce :
''Nessuno aveva la pretesa di fare un vero film. Pensavamo
piu' alla televisione, o a un dvd, insomma a tutt'altro e
poi e' intervenuto il generale Procacci...''. Ma, aggiunge,
''se proprio vogliamo prenderci sul serio allora tanto vale
spiegare il senso di ''Fascisti su Marte'' . ''Tentiamo di
raccontare - dice in tono serio - il linguaggio della
propaganda e soprattutto perche' questo linguaggio resiste
ancora, mentre siamo nella seconda repubblica''. ''Certo -
scherza - il film e quello che e'...doveva essere un fatto
privato. Non siamo neanche attori''. Ma cosa e' successo?
''Niente, solo che un giorno qualunque abbiamo riaffittato i
vestiti fascisti e siamo andati in una cava della Magliana.
Avevamo voglia di girare. Per chi non lo sapevamo, anche
solo per noi, magari per guardarci la domenica. Io, poi, ci
avrei lavorato ancora''. E in effetti il film era stato
annunciato da tempo ma i tempi rallentavano continuamente.
Nel settembre 2003 una versione di 43 minuti work in
progress venne presentata al festival del Cinema di Venezia
e poi e' stata continuamente rimaneggiata fino alla versione
proposta oggi. ''Abbiamo lavorato moltissimo alla grafica, -
racconta - piu' complicata del previsto, per dare un effetto
verita' e rendere il film il piu' simile possibile a un
cinegiornale degli anni 30''. Nel lungometraggio non ci sono
riferimenti diretti a Berlusconi ma l'allusione e' chiara
visto che Guzzanti-Barbagli recita la parte del
gerarca-operaio, del gerarca muratore e via dicendo.
Berlusconi, secondo Guzzanti, resta un'ossessione e ci
vorra' tempo per esorcizzarla. Di esplicito ci sono le
immagini di tre politici che in qualche sintetizzano la
storia recente dell'Italia con tutte le sue contraddizioni:
Cossiga, Andreotti e Forlani. E compare anche Licio Gelli,
sintesi proprio di quella Italia dei misteri dove ancora
manca una verita' definitiva. ''Uno dei temi centrali - ha
spiegato Guzzanti - e' proprio quello della verita' perche'
in Italia non si arriva mai a una verita' finale e
definitiva. Come e' possibile, ad esempio, che due candidati
di opposti schieramenti diano persino dati Istat diversi e
nessun giornalista chieda spiegazioni?'' . ''Ormai | dice
sconsolato | in Italia siamo abituati a berci di tutto,
anche le balle piu' grandi ad esempio quella dei fascisti su
Marte. E anche il fascismo e' stato seguito da uno sorta di
pacificazione''. Insomma si revisiona anche l'impossibile e,
tornando al film, racconta di aver visionato i cinegiornali
per capirne il lessico: ''Ne ho inventato uno tutto mio
gonfio di aggettivi e neologismi''. Come sulle parole
inglesi, assolutamente censurate e revisionate in perfetto
stile littorio. A quale pubblico parla Guzzanti? ''Non e'
rivolto a nessuno, anzi non credo che non andra' molto
pubblico a vedere il film. E piu' una cosa per noi...bisogna
chiedersi come mai un comico decida di fare un film suicida
e antipopolare. Del resto neanche la mia analista risponde
piu' al telefono''. Confessa di non avere progetti
televisivi e di voler tornare al cinema ma con un progetto
magari diverso, piu' pensato e ragionato. Quando? ''Quando
usciro' dalla terapia...'' (ANSA)