(ANSA) - ROMA, 16 ott - (di Daniela Simonetti)- Pochi
applausi in sala al termine dei novanta minuti di ''Fascisti
su Marte'' per quello che e' diventato un vero e proprio
film ma che, in realta', e' nato senza coltivare troppe
pretese. Corrado Guzzanti racconta la genesi del suo
divertente lavoro, fatto di battute a volte folgoranti e
realizzato con la tecnica del cine giornale e con un
linguaggio che ricalca quello del Ventennio anche se in modo
esilarante e inedito. Oggi alla Festa Internazionale del
cinema ''Fascisti su Marte'' e' stato uno degli eventi clou
e le attese non sono state deluse perche' in effetti la
satira politica e' decisamente arrivata alla festa di Roma.
Come e' nello stile del personaggio, destra e sinistra non
vengono risparmiate anche perche', e' il messaggio finale,
usano lo stesso linguaggio della propaganda fascista e
perche' dimostrano una abilita' diabolica nel rimescolare
continuamente le carte della storia, in una sorta di
revisionismo del revisionismo dove bugie e verita' non si
distinguono piu'. I fan di Guzzanti si ricordano certamente
il 'Caso Scafroglia' all'interno del quale veniva proposta
una minifiction sulla squadra fascista capeggiata dal comico
nei panni del gerarca Barbagli. A grande richiesta le loro
incredibili avventure sono tornate e ne e' nato un film
davvero originale e sperimentale, girato tre anni fa in una
cava della Magliana con attori che non sono attori ma amici
come Marco Marzocca, Lillo Petrolo, Andrea Purgatori, Andrea
Salermo, Irene Ferri, Caterina Guzzanti, Simona Bianchi e
Paola Minaccioni. E' il maggio del 1939: un 'manipolo' di
valorosi camerati approda su Marte per conquistare il
''riottoso pianeta rosso'': cosi' il ventennio viene riletto
insieme alla storia piu' recente, come dimostrano moltissime
delle battute del film (''E lo lasciarono solo a ricontar le
schede''), nel capitolo sulle idi di Marte. E poi troviamo
''le anime belle della sinistra che non mena'', ''le
provocazioni dei revisionati eroi'' ma anche la creazione di
enti, anzi di corporazioni inutili, dove vanno in scena gli
psicodrammi di sinistra. E poi le grandi opere, il buco
ereditato dal precedente governo (quello dove cade
rovinosamente Barbagli), il poliziotto di quartiere e
soprattutto la definizione dello statista la cui fama si
misura a seconda delle ''coglionate'' che dice. ''Ma come si
fa a revisionare la storia se questa non sta un attimo
ferma?'', si chiede Barbagli che in corso d'opera prova ad
aggiustare la verita'. Metafora e allegoria sono le parole
chiave del film: gli alieni sono dei sassi ribattezzati
''minimimmi'' ai quali bisogna, altra citazione,
''resistere, resistere, resistere''. Come sassi sono gli
italiani a cui si possono vendere balle di ogni tipo, almeno
secondo Guzzanti. Cinque anni di miracolo marziano e una
invettiva finale lasciata al protagonista ormai rimasto solo
sul pianeta. Lui parla con il mezzobusto del duce, vede
complotti dappertutto, e gli appare in visione anche la
madonna del manganello in sequenze davvero esilaranti.
Ricchissima la grafica e gli effetti retrodatati per
raccontare e descrivere la storia di un fascismo parallelo e
fantascientifico e giocare con il presente per chiudere con
una domanda: Puo' l'Italia, ancora accecata e divisa da
vecchie ideologie, essere pronta ad affrontare il futuro,
simbolizzato dalla conquista di Marte? Ad affiancare
Guzzanti nella regia Igor Skofic . Il film, che uscira'
nelle sale il 27 ottobre, e' costato un milione di euro e
sara' distribuito in cinquanta copie. La produzione e' di
Studio Uno, Fandango e Kipli entertainment. (ANSA).