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Zhuangzhuang: racconto spiritualita' del go.
(ANSA) - ROMA, 15 ott - Con la storia di Wu Qingyuan, oggi 94enne, il piu' famoso campione del 'go', gioco nato in Cina oltre 1000 anni che si basa sulla strategia e la meditazione, il cineasta cinese Tian ZhuangZhuang racconta in 'The go master', presentato oggi nel concorso di Cinema '06 alla Festa Internazionale del Cinema di Roma, il bisogno di spiritualita' della societa' moderna.
Il 'go' si gioca su una scacchiera (goban) con pedine e bianche e nere (pietre) tutte uguali, che devono conquistare il maggior numero delle 361 intersezioni possibili, Il cineasta, considerato insieme a Zhang Yimou e Chen Kaige, il piu' importante regista cinese della sua generazione, molto amato da Scorsese (stasera ceneranno insieme), che nel 1986 defini' il suo 'Il ladro di cavalli' il ''miglior film del decennio'', torna alla regia a due anni dal pluripremiato documentario 'Detamu'.
''Anche questo film rientra nel mio obiettivo di raccontare in quest'epoca di grandi cambiamenti per la Cina, di maggiore apertura all'Occidente, il corto circuito fra il sempre maggiore attaccamento alle cose materiali e la sempre minore attenzione alla spiritualita', che invece io considero una componente necessaria per la vita''.
Il regista, che in tutta la sua carriera ha combattuto contro le censure e le violenze del regime cinese, ha trovato particolarmente affascinante la storia di Wu Qingyuan (interpretato dalla star del cinema taiwanese Chang Chen).
Nato in Cina nel 1914, Wu un genio del 'go' fin da piccolo, si trasferisce alla fine degli anni '20 in Giappone dove il gioco ha enorme seguito, e diventa in pochi anni, sotto la guida dei migliori maestri, imbattibile.
Il film ripercorre gli anni dell'invasione nipponica della Cina e della II guerra Mondiale, e si sofferma sulla profonda religiosita' di Wu, che lo porta a legarsi ad una setta buddhista che propugna la pace del mondo, e dopo averla abbandonata, insieme alla moglie Fumiko, nel 1948, a continuare nella sua ricerca spirituale da solo.
La figura del giocatore, che dal 1949 al 1961 (anno in cui, dopo essere stato investito da una motocicletta, perde la capacita' di concentrasi necessaria al gioco), diventa una vera e propria leggenda e testimonia, secondo Tian ZhuangZhuang ''come solo con la perseveranza e la passione si possano superare le difficolta' del mondo in cui si vive, non lasciandosi travolgere dai problemi e le meschinita'.
E' una cosa facile da dire ma difficile da praticare, ci riesce solo chi conserva nel confronto con la societa' il rispetto di se stesso.
Certo il gioco, e' una competizione e presuppone una contraddizione ma le contraddizioni sono parte di tutti gli aspetti della vita, come la lotta necessaria per arrivare alla pace''.
In Cina, aggiunge ZhuangZhuang ''il go e' uno sport, in Giappone fa parte della cultura nazionale.
Far capire al pubblico la strategia del gioco e' impossibile.
Non ho mai pensato di descriverne le regole in dettaglio, ma mi sono concentrato sul suo spirito, sulla dimensione spirituale che comporta''.
Per aiutarlo a comprendere a fondo la vita di un uomo che ha vissuto, come dice nel film, dando importanza a due cose, ''la verita' e il gioco del go'' sono state molto utili per il regista le lunghe conversazioni con il novantaquattrenne campione, che vediamo nel prologo della pellicola, mentre incontra insieme alla moglie l'attore che lo interpreta.
''Prima del film non sapevo quasi niente del go, ma conoscerne le regole mi ha fatto riflettere anche su di me, ho cercato di capire se nella vita sono un attaccante o uno che gioca in difesa - ha detto Chang Cheng, famoso anche in occidente grazie a film come 'Happy Together' e 'La tigre e il dragone'-.
Conoscendo Wu sono rimasto colpito dalla sua capacita' di concentrazione, dal suo riuscire a prevedere fin dall'inizio la strategia che avrebbe attuato, dalla forza della sua mente''.
ZhuangZhuang, invece nella storia di Wu ha trovato una verita': ''Un uomo non puo' lottare da solo contro la societa' ma se riesce ad andare avanti in quello che crede con coerenza e perseveranza, dimostra la sua forza''.
(ANSA)
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