Un archivio storico degli episodi di
violenza di genere, che tiene conto degli episodi anche in
mancanza di formale denuncia da parte delle vittime, utilizzato
dalla Polizia di Stato nei casi violenza in famiglia,
maltrattamenti, liti ed abusi. E' il "Protocollo EVA" (acronimo
di "Esame Violenze Agite"), così presentato oggi a Bari nel
Consiglio regionale della Puglia in un convegno sulla gestione
degli interventi legati alla violenza di genere in caso di primo
intervento della forze di polizia. Ad illustrare i dettagli sono
intervenuti, tra gli altri, il presidente dell'Assemblea
legislativa pugliese, Mario Loizzo, il primo dirigente della
Direzione Centrale Anticrimine, Raffaella Amati, il vicequestore
aggiunto Maurizio Galeazzi, e la presidente della Consulta
regionale femminile, Vera Guelfi. "Eva" prescinde dalla querela
di parte consentendo - è stato spiegato - di formare una banca
dati attraverso la quale attivare eventuali misure d'ufficio,
preventive e penali nei confronti dei responsabili.
"Interveniamo per interrompere sin dal primo momento - ha
spiegato Amati - la spirale di violenza e lo facciamo sulla base
della formazione ricevuta con il protocollo nato nel 2014 in via
sperimentale a Milano". "Ci permette di raccogliere degli
indizi, anche se la vittima non presenta formale denuncia,
mettendoci nelle condizioni - ha aggiunto Galeazzi - di avere un
archivio storico utile nel momento in cui interveniamo.
Soprattutto sulla violenza domestica, dove abbiamo diversi casi
e la percentuale di mancate denuncie è particolarmente alta, tra
il 70 e l'80%, il protocollo si è rivelato davvero utile. E'
così successo anche qui a Bari che raccogliendo una serie di
indizi siamo riusciti ad avere un provvedimento, ad iniziativa
della polizia, nei confronti di un persecutore ottenendone
l'allontanamento". "Questo protocollo è qualcosa di
straordinario che ha messo insieme la prevenzione e la
repressione consentendo di superare - ha aggiunto Loizzo -
omertà, pigrizie e solitudini di chi vive contesti di violenza.
Nostro compito è rendere 'Eva' una consapevolezza diffusa".
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