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++ Emiliano, non merito sanzione Csm ++

++ Emiliano, non merito sanzione Csm ++

ROMA, 14 febbraio 2019, 15:15

Redazione ANSA

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"Accetto la meno grave delle sanzioni disciplinari previste per i magistrati con serenità e con rinnovata determinazione nello svolgimento del mio incarico di Presidente della Regione Puglia. La sanzione è la più tenue e non ha alcun effetto pratico sull'esercizio delle mie funzioni, ma ciononostante ritengo di non averla meritata". Lo afferma Michele Emiliano in una nota dopo la condanna che gli ha inflitto la Sezione disciplinare del Csm all'ammonimento.

"Essere il primo ed unico magistrato italiano al quale si è contestata nel pieno dello svolgimento di un mandato politico ad elezione diretta l'appartenenza ad un partito politico, mi fa sentire un caso da laboratorio ancora da approfondire", afferma Emiliano, che evidenzia come . la complessità teorica della vicenda abbia "costretto il Csm a rimettere la questione alla Corte Costituzionale dopo undici anni dalla mia iscrizione al partito". "Sono sempre stato convinto, come tutti gli altri numerosi magistrati eletti, come me iscritti a un partito, che l'aspettativa - che mi è sempre stata regolarmente concessa per l'espletamento del mio mandato di sindaco e di presidente della Regione - mi rendesse a questi fini un cittadino eletto come tutti gli altri, abilitato a partecipare alla formazione dell'indirizzo politico degli enti da me governati all'interno dei partiti. Scopro oggi che ciò che vale per altri sindaci e Presidenti, secondo il Csm, non vale per me e, quindi, per tutti i Magistrati eletti in incarichi politici. Questi dovranno costruire l'indirizzo politico con metodo innovativo rispetto alle previsioni della Costituzione, seguendo l'indirizzo della Corte Costituzionale che ha rimesso al CSM il compito di precisare fino a che punto si possa avere a che fare con i partiti da parte di un eletto magistrato". In modo dichiarato -prosegue ancora Emiliano- la Procura Generale ha promosso l'azione disciplinare per conoscere l'indirizzo del CSM in materia che mai era stato chiarito in precedenza.

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