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Noemi Durini, Pm: 'Fidanzato ha agito con premeditazione e crudeltà'

il padre: ha fatto tutto il genitore del ragazzo. La Tac esclude la morte per frattura alla testa

Redazione ANSA SPECCHIA (LECCE)

Si è avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip Lucio, il fidanzato di Noemi Durini, reo confesso dell'omicidio della 16enne di Specchia. Lo ha detto l'avvocato Luigi Rella all'uscita della Comunità protetta dove si trova il ragazzo. Lucio, ha sostenuto il legale, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere in quanto aveva già fornito la sua versione dei fatti. "E' un momento molto difficile, Lucio è molto pentito e molto segnato, non sta bene", ha detto l'avvocato ribadendo che sostanzialmente Lucio continua a ripetere la sua versione. Gli avvocati del ragazzo si sono opposti alla convalida del fermo sostenendo "che non ci sono i presupposti del pericolo di fuga" e hanno annunciato che chiederanno una perizia psichiatrica per stabilire se il giovane è in grado di intendere e volere.

Un omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà dai futili motivi. È quanto contesta la procura dei minorenni di Lecce a Lucio, il fidanzato di Noemi Durini, reo confesso dell'omicidio della ragazzina sedicenne di Specchia, nel decreto di fermo emesso nei suoi confronti. Non sarebbe stato, dunque, un omicidio d'impeto, come sostenuto dal ragazzo, ma un atto pianificato e studiato. Lucio, si legge nel decreto di fermo che è stato in parte anticipato da alcuni quotidiani, "cagionava la morte di Noemi prelevandola alle 4.51 dalla sua abitazione con la Fiat 500 di proprietà della sua famiglia e conducendola in aperta campagna colpendola con l'uso di corpi contundenti; con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti o futili e di aver agito con crudeltà". Nel decreto di fermo i pm ricostruiscono quello che accadde il 3 settembre, giorno della scomparsa di Noemi. Una ricostruzione che è stata fornita dalla stesso Lucio durante la sua confessione arrivata in seguito ad un episodio. "Nell'ambito delle ricerche di Noemi" scrive il pm - i carabinieri hanno trovato Lucio a Lucugnano, una frazione di Tricase. "Il ragazzo veniva trovato in lacrime e affermava che era sua intenzione portarsi presso il comando dei carabinieri di Specchia, rappresentando il continuo stato di agitazione in cui viveva dal giorno della scomparsa di Noemi". Una volta in caserma, Lucio ha parlato di uno "stato di malessere in cui vivevano lui è la sua famiglia" e poi ha ricostruito quel che sarebbe successo. Nel decreto di fermo non si fa però cenno né al fatto che fosse stata Noemi a chiedere di uccidere i suoi genitori né che sia stata la ragazza a portare il coltello con cui poi sarebbe stato compiuto l'omicidio. Una volta prelevata Noemi da casa, dunque, i due sono passati per Alessano, poi sono andati a Novaglie e poi hanno percorso la litoranea fino a Santa Maria di Leuca. Da qui, scrive il pm, Lucio "dichiarava di essersi immesso lungo uno strada che lo conduceva verso il centro abitato di Castrignano del Capo ma prima di arrivarvi, svoltava a sinistra lungo una strada sterrata. Qui dichiarava di essersi parcheggiato e, con la scusa che si sarebbero fumati una sigaretta, scendeva dall'auto insieme a Noemi con la quale si addentrava in un uliveto dove poi, approfittando di un momento propizio", l'avrebbe uccisa. Nel decreto si afferma che Lucio ha confessato di aver ucciso Noemi "colpendola con un coltello al collo" e, dopo averla spinta a terra, di aver continuato "a colpirla con delle pietre alla testa". Infine, si legge ancora, "si allontanava dal luogo dei fatti repentinamente con la propria autovettura disfacendosi del manico del coltello avvolto nella propria maglietta in un luogo che non ha saputo indicare".

Noemi non è morta a causa di un colpo di pietra alla testa. E' quanto emerge dal primo esame radiologico effettuato dal medico legale Roberto Vaglio sul corpo della ragazza. Dalla Tac eseguita nella camera mortuaria dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce, non emergerebbero infatti segni di fratture scheletriche, tantomeno al cranio. Questo fa quindi escludere che la giovane, come invece era stato detto in un primo momento, sia deceduta per i colpi inferti con una pietra in testa.

Il risultato della Tac cambia quindi le prospettive sia dell'indagine penale che di quella medico legale che ora dovrà cercare le cause della morte in altre lesioni presenti sul corpo della giovane, sul cui collo sono evidenti segni riconducibili a dei tagli. Il fidanzato diciassettenne della giovane, che si è autoaccusato del delitto, nell'ultimo interrogatorio ha detto di averla uccisa con un coltello che la stessa Noemi aveva portato con sé il giorno in cui uscì di casa a notte fonda per incontrarsi con lui. Il piano, secondo il racconto del giovane, sarebbe stato quello quello di sterminare la famiglia di lui che ostacolava il loro rapporto.

Il padre di Noemi accusa il padre del fidanzato, sostenendo che ha avuto un ruolo fondamentale nell'omicidio della figlia.  Il ragazzo "sta nascondendo suo padre, lo protegge, ma quello non si salverà, ha fatto tutto lui". L'uomo ha fatto un lungo sfogo con i giornalisti proprio davanti al l'abitazione di Alessano dove abitano i genitori del presunto omicida, sostenendo di voler perdonare il giovane per quello che ha fatto. Era andato lì per cercare di incontrare il padre del ragazzo è solo l'intervento dei carabinieri ha evitato che la situazione degenerasse. "Me l'ha uccisa, vieni fuori bastardo" ha urlato più volte l'uomo cercando di arrivare alla casa.

Il Csm verificherà "se ci sono stati problemi, omissioni oppure no" nella vicenda che ha portato all'omicidio della 16enne Noemi Durini, uccisa dal fidanzato minorenne in Salento. A confermarlo è il vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, che oggi è a Bari dove si tiene una riunione straordinaria della Sesta Commissione del Csm e un incontro con i magistrati del distretto dopo la strage mafiosa di Foggia.

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha infatti avviato tramite l'ispettorato accertamenti preliminari sulla procura per i minorenni di Lecce sul cui tavolo c'erano le denunce della mamma di Noemi Durini contro il fidanzato della ragazza. La prima commissione del Csm ha chiesto al comitato di Presidenza l'apertura di una pratica sul caso.

"Ho sbagliato, potevo uccidermi io e avrei evitato questo casino". Chiuso in una struttura protetta, il fidanzato di Noemi Durini continua a disperarsi per quello che ha fatto e continua ad essere confuso, alternando momenti di depressione e agitazione. Il ragazzo, secondo quanto si apprende, è tenuto costantemente sotto controllo per il timore che possa compiere gesti estremi.

"Non sapevo nulla e mai avrei aiutato mio figlio a commettere un simile gesto. Lucio mi ha detto dell'omicidio la sera prima del ritrovamento del corpo di Noemi e mi ha comunicato anche la sua decisione di volersi costituire ai carabinieri. Io gli ho risposto: 'Se hai le palle ci devi andare da solo'", cosa che il minorenne ha fatto ieri. É quanto avrebbe detto il padre del 17enne ad alcuni famigliari commentando le indagini a suo carico.

"Quello che ho fatto è stato per l'amore che provo per voi. Noemi voleva che io vi uccidessi per potere avermi con sé. Sono un fallito e mi faccio schifo. Lucio. Ti voglio bene papà e mamma". Questo il contenuto del biglietto che il diciassettenne avrebbe lasciato ai genitori. Il biglietto è stato letto dalla madre davanti alle telecamere de La Vita In Diretta, il programma di Rai 1 condotto da Francesca Fialdini e Marco Liorni.

Noemi aveva il cranio sfondato da una grossa pietra, il volto irriconoscibile e ferite su varie parti del corpo prodotte verosimilmente da animali selvatici: per questi motivi, oltre che per la decomposizione del cadavere, non è stato finora possibile accertare le cause della morte di Noemi Durini nè se sul corpo siano presenti coltellate. Bisogna quindi aspettare - si apprende da fonti inquirenti - l'esito dell'autopsia che la Procura per i minorenni disporrà nei prossimi giorni.

"L'ho uccisa con un coltello che Noemi aveva con sé quando è uscita dalla sua abitazione". E' questo un altro particolare che l'omicida reo confesso della sedicenne Noemi Durini avrebbe rivelato agli investigatori durante il lungo interrogatorio che si è concluso nella notte nella stazione dei carabinieri di Specchia (Lecce), interrogatorio avvenuto alla presenza del difensore del ragazzo. ''L'ho ammazzata perché premeva per mettere in atto l'uccisione di tutta la mia famiglia", avrebbe detto agli inquirenti. Il cadavere della sedicenne è stato trovato ieri, sepolto dalle pietre, a 11 giorni dalla sua scomparsa.

La famiglia del fidanzato e presunto assassino di Noemi Durini aveva denunciato la ragazza per atti persecutori nei confronti del giovane. La denuncia, secondo quanto si apprende, sarebbe stata fatta alcuni mesi fa e 15-20 giorni dopo quella presentata invece dalla madre di Noemi. Imma Durini nella denuncia accusava il ragazzo di lesioni nei confronti della figlia. Il referto medico allegato parla di una prognosi di 2-3 giorni per un colpo al volto, probabilmente uno schiaffo.

Il ragazzo ha rischiato il linciaggio quando e' uscito dalla sede della stazione carabinieri dove è stato ascoltato per molte ore. All'uscita il giovane si è reso protagonista di atteggiamenti irriguardosi e di sfida alzando la mano destra in segno di saluto alla gente che gli fischiava contro e lo apostrofava.

Un avviso di garanzia per sequestro di persona e occultamento di cadavere è stato notificato al papà del fidanzato 17enne. L'atto è stato notificato all'indagato in occasione della perquisizione in corso nell'abitazione di famiglia a Montesardo, frazione di Alessano. 

Tracce di sangue, tra l'altro, sono visibili sul luogo dove è stato ritrovato il cadavere, coperto di sassi. Il corpo, parzialmente occultato sotto alcuni massi, è stato trovato nelle campagne di Castignano del Capo (Lecce). E' stato lo stesso fidanzato a portare i carabinieri sul luogo.

Qualche settimana fa il 17enne e presunto assassino di Noemi era stato denunciato alla Procura per i minorenni dalla mamma della vittima, Imma Rizzo, a causa del suo carattere violento. La donna, che temeva per la sorte della figlia che da un anno frequentava il giovane, chiedeva ai magistrati di intervenire per far cessare il comportamento violento del ragazzo e per allontanarlo dalla figlia. Ne erano nati due procedimenti: uno penale per violenza privata, l'altro, civile, per verificare il contesto familiare in cui vive il giovane e se fossero in atto azioni o provvedimenti per porre fine alla sua indole violenta. Procedimenti - a quanto è dato sapere - che non hanno portato ad alcun provvedimento cautelare, come il divieto di avvicinarsi alla sedicenne, ma che sono stati attualizzati dalla Procura per i minorenni solo dopo la denuncia di scomparsa di Noemi. L'unica conseguenza che ha prodotto la denuncia della mamma della 16enne è stato un inasprimento dei rapporti tra le famiglie dei due fidanzati.

Noemi Durini era scomparsa da casa il 3 settembre scorso: l'ultima sua immagine è stata catturata da una telecamera di sorveglianza e risale alle 5 del mattino di quel giorno. Si vede una Fiat 500 bianca sulla quale sale e alla cui guida si trova il fidanzato 17enne. Nell'immagine si vede l'utilitaria arrivare e fermarsi in via San Nicola, a Specchia, a poche centinaia di metri da casa della giovane. A bordo ci sono i due fidanzati, con il 17enne al volante della vettura intestata alla madre. Agli inquirenti, per giorni, il 17enne, di Alessano, ha raccontato di aver accompagnato la sedicenne nei pressi del campo sportivo di Alessano e di averla lasciata lì.

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Ma la versione del ragazzo, sin dal primo momento, non ha convinto gli investigatori che hanno concentrato l'attenzione sul 17enne, un ragazzo dalla personalità violenta. E c'è un breve filmato che descrive bene il suo carattere: il 17enne è stato ripreso mentre rompe a colpi di sedia i vetri di una vecchia Nissan Micra parcheggiata per strada ad Alessano. L'auto sarebbe di una persona con la quale il giovane avrebbe avuto un acceso litigio e risalirebbe alla scorsa settimana, pochi giorni dopo la scomparsa di Noemi e poco tempo dopo un alterco avuto con il padre della sedicenne che si era recato ad Alessano per avere informazioni sulla figlia. I famigliari di Noemi avevano un rapporto conflittuale con il 17enne: non volevano che la sedicenne avesse una relazione con lui. Qualche tempo fa la mamma di Noemi aveva segnalato alla magistratura minorile il ragazzo a causa del suo comportamento violento. Per questo motivo erano sorti accesi contrasti tra le due famiglie. 

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A far temere il peggio è stato il fatto che Noemi aveva lasciato a casa il cellulare, i documenti e i soldi. Numerosi gli appelli dei famigliari, soprattutto della nonna e della sorella di Noemi, Benedetta, che il 28 settembre deve laurearsi e che proprio ieri aveva detto ai giornalisti di essere ottimista: 'Alla mia laurea - aveva detto - ci sarà anche lei'. Invece ieri la confessione del ragazzo. Il cadavere della sedicenne è stato trovato sotto dei massi, adagiato per terra, in una campagna, a Castrignano del Capo, a 30 chilometri da Specchia, il paese dove viveva la ragazza. A condurre gli investigatori sul posto è stato lo stesso ragazzo che è indagato per omicidio volontario. 

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