"Siamo convinti che non esista una
soluzione univoca, in grado di mantenere gli impianti dell'Ilva
così come sono, risolvendo nello stesso tempo i gravi problemi
di ordine ambientale e di salute che si sono generati nei
decenni. Se si intende fare fronte ad una grave crisi di tipo
ambientale, occorre pensare a nuove soluzioni di tipo
tecnologico che cambino, almeno in parte, il processo produttivo
dell'Ilva". Lo ha detto Armando Zambrano, presidente del
Consiglio nazionale degli ingegneri.
"D'altra parte - ha aggiunto - esistono ormai dei vincoli
esterni che condizionano in modo inequivocabile non solo
Taranto, ma l'intera industria siderurgica italiana, vincoli dei
quali non si può non tenere conto nell'elaborare una strategia
per il futuro. Riorganizzare il complesso processo produttivo
del polo siderurgico di Taranto è possibile, anche e soprattutto
in un'ottica di decarbonizzazione, sebbene per il momento,
nell'attuale delicata fase di esame delle due offerte di Arcelor
Mittal-Marcegaglia e di Acciaitalia, presumiamo che questo
aspetto sia ancora secondario". Ma "in un orizzonte di medio
periodo - ha detto ancora Zambrano - la questione della
decarbonizzazione sarà ineludibile, ed è bene che lo sia".
A proposito della proposta della Regione Puglia sull'utilizzo
del pre-ridotto, Zambrano ha spiegato che "il Consiglio
nazionale degli ingegneri non intende promuovere o sostenere
nessuno specifico orientamento, idea o proposta legata al
complesso caso dell'Ilva. Siamo coscienti, però, del fatto che
il territorio, l'ambiente ed i lavoratori di quest'area
importante del nostro Paese necessitano di un intervento
sostanziale e che molte soluzioni passano per un dialogo sia di
tipo politico che tecnico".
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