Sono cominciate oggi le arringhe
difensive nell'udienza preliminare bis legata all'inchiesta
sull'Ilva denominata 'Ambiente svenduto', tornata indietro dopo
che la Corte d'Assise (il 9 dicembre scorso) aveva annullato il
decreto che disponeva il giudizio per un errore in un verbale.
La procura ha già reiterato la richiesta di rinvio a giudizio
per i 47 imputati (44 persone fisiche e tre società). Sono
coinvolti ex vertici Ilva, politici, imprenditori e funzionari
ministeriali e regionali. Le accuse vanno dall'avvelenamento
delle acque o di sostanze alimentari all'associazione per
delinquere finalizzata al disastro ambientale, al getto
pericoloso di cose, dall'omissione di cautele sui luoghi di
lavoro che avrebbero causato, tra gli altri, due 'morti
bianche', alla concussione, oltre a falsa testimonianza e
favoreggiamento.
Questa mattina hanno discusso l'avvocato Luca Perrone (in
sostituzione degli avvocati Franco Coppi e Nicola Marseglia) per
Fabio Riva (ex vice presidente e amministratore delegato
dell'Ilva), attualmente detenuto nel carcere di Milano-Opera,
l'avv. Vincenzo Vozza per l'ex direttore dello stabilimento di
Taranto Luigi Capogrosso e per alcuni ex 'fiduciari'
dell'azienda, gli avvocati Carlo Baccaredda Boy e Francesco
Centonze per conto dei dirigenti Ilva Ivan Dimaggio e Salvatore
D'Alò, gli avvocati Carlo Enrico Paliero e Gianluca Pierotti per
la società Riva Forni Elettrici. Venerdì prossimo è prevista
l'arringa di altri sei difensori.
In particolare l'avv. Perrone, tra i legali di Fabio Riva, ha
eccepito l'inutilizzabilità dell'incidente probatorio nei
confronti del suo assistito sostenendo che Riva nel 2010 non era
indagato e non ha potuto partecipare all'esperimento giudiziale
per l'assunzione della prova. Il suo coinvolgimento, dunque,
sarebbe avvenuto solo "in virtù della sua carica sociale".
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