Il nuovo anno scolastico alle porte strizza l’occhio all’innovazione all’Istituto paritario cattolico Madonna della Neve di Adro, in provincia di Brescia, che si conferma una realtà dinamica, aperta a tutti e capace di credere e investire nel cambiamento con l’applicazione della metolodogia-didattica Dada, «Didattiche per ambienti di apprendimento», messa in atto nei tre licei (scientifico, classico e linguistico) e mutuata dal sistema educativo anglosassone. Con Dada le classi sono suddivise in dipartimenti disciplinari e i ragazzi girano di aula in aula, mentre i professori restano nello stesso spazio di lezione: niente più aule standardizzate, asettiche o corridoi tutti uguali e senza identità, quindi, ma ambienti flessibili e personalizzati per ottimizzare i tempi morti nei cambi d’ora e aiutare la capacità di concentrazione degli alunni.
Si chiama Dada e significa «Didattiche per Ambienti Di Apprendimento», metodologia che permette di coniugare la qualità dell’insegnamento liceale italiano con la funzionalità organizzativa di matrice anglosassone. Il nuovo anno scolastico alle porte strizza l’occhio all’innovazione all’Istituto paritario cattolico Madonna della Neve di Adro, in provincia di Brescia, che da oltre 30 anni rappresenta un modello unico nel panorama formativo e scolastico regionale con un’offerta completa nell’accompagnare la crescita dei bambini dall’ingresso nella scuola dell’obbligo fino alle porte dell’università. L’Istituto attua, infatti, in tutti i gradi di scuola significative esperienze innovative, l’ultima delle quali è la metolodogia-didattica Dada messa in atto nei tre licei (scientifico, classico e linguistico) e mutuata dal sistema educativo anglosassone.
Tradotto in altre parole le classi sono suddivise in dipartimenti disciplinari e i ragazzi girano di aula in aula, mentre i professori restano nello stesso spazio di lezione che diventa così protagonista, assume una sua identità e l’ambiente diventa così una situazione educativa a tutti gli effetti. «È una formula innovativa nata nei Paesi anglosassoni ma in Italia sono pochissimi i licei ad averla messa in pratica – spiegano Padre Paolo De Carli e Isa Navoni, rispettivamente direttore e preside dei licei dell’Istituto nato nel 1984 -. Questo modello stimola la partecipazione attiva dei ragazzi perché il movimento sarebbe, secondo studi scientifici, un fattore vincente per incoraggiare l'apprendimento. Le aule sono così assegnate alle discipline e ai rispettivi docenti e i gruppi classe si muovono fisicamente entrando in nuove situazioni di apprendimento, ottimizzando i tempi morti nei cambi d’ora e aiutando la capacità di concentrazione».
Ad ogni Dipartimento è stato affidato un colore identificativo ed è stata focalizzata l'attenzione sulla strumentazione in adozione: niente più aule standardizzate, asettiche o corridoi tutti uguali, senza identità, quindi, ma ambienti flessibili e personalizzati. I docenti, inoltre, attuano una nuova didattica più collaborativa e motivante in un’ottica intercollegiale.