(ANSA) - ROMA, 20 MAG - Altolà del Consiglio nazionale dei
commercialisti ad ipotesi di "stravolgimenti" della riforma
della Legge fallimentare, visto che "sono in campo diversi
emendamenti al Decreto crescita (al vaglio delle commissioni
Bilancio e Finanze della Camera, ndr), uno dei quali, alzando
oltremisura i parametri di attivo, ricavi e dipendenti superati
i quali scatta il vincolo di previsione del sindaco o del
revisore, produrrebbe il sicuro effetto di ridimensionare in
maniera sostanziale l'adozione del controllo interno. Ci
troveremmo di fronte al paradossale svuotamento di fatto della
previsione più innovativa della riforma, quale l'introduzione
delle misure di allerta e dunque allo snaturamento di una
riforma peraltro di recentissima approvazione". A lanciare
l'allarme il presidente dell'Ordine Massimo Miani, "in
riferimento ad un emendamento dell'onorevole Silvana Comaroli
(Lega) che prevede l'innalzamento dei parametri oltre i quali è
previsto il ricorso ai controlli interni a 6 milioni di totale
dell'attivo dello stato patrimoniale (dagli attuali 2), 12
milioni di ricavi (dagli attuali 2) e 50 dipendenti (dagli
attuali 10)". Per il numero uno dei professionisti, "se si vuol
dare risposta alla preoccupazione sui costi che le società
dovranno sostenere per i controlli interni, ci sembra molto più
equilibrata la soluzione prospettata dall'emendamento a firma
Gusmeroli, Andreuzza, Bordonali, Binelli, Dara, Cavandoli,
Covolo, Ferrari, Gerardi, Pagano, Paternoster e Tarantino, che
fissa le soglie per l'introduzione di sindaco o revisore a 4
milioni di attivo, 4 milioni di ricavi e 20 dipendenti. Potrebbe
esser una soluzione di compromesso accettabile, che tiene conto
dei timori presenti tra le imprese, tutelando ratio e finalità
della riforma", chiude Miani. (ANSA).