(ANSA) - ROMA, 22 NOV - Quando l'assegno pensionistico
percepito alla fine di una carriera lavorativa si può definire
sufficiente? In occasione del loro XII congresso nazionale, in
corso a Roma, i professionisti impegnati in prima linea nei
meccanismi di calcolo previdenziale, ossia gli attuari "hanno
risposto all'interrogativo dando i voti e stilando una vera e
propria pagella: la sufficienza - si legge in una nota - si
raggiunge con una copertura tra il 50% e il 70% dell'ultimo
stipendio, ottenuta con la pensione base più eventuale assegno
integrativo", mentre "al di sotto ci sono l'insufficienza piena,
quando la pensione non arriva complessivamente a superare il 30%
dell'ultima retribuzione, e la quasi sufficienza, quando la
percentuale è compresa tra il 30% e il 50%. La pensione si può
valutare 'pienamente sufficiente', quando raggiunge una
percentuale compresa tra il 70% e l'80% della retribuzione. Al
di sopra dell'80% può essere decisamente definita ottima", va
avanti il comunicato dell'Ordine dei professionisti. Quanto al
welfare, invece, il voto 'quasi sufficiente' viene attribuito
alla semplice copertura di grandi interventi e di grandi eventi
morbosi, ma solo per chi ancora lavora, più la copertura della
non autosufficienza (LTC-Long term care) sia per i lavoratori
attivi sia per i pensionati. Per meritare la sufficienza occorre
che le stesse coperture per grandi interventi e grandi eventi
morbosi siano estese anche ai pensionati, come la Ltc. Se a
queste prestazioni si aggiunge la copertura dei ricoveri, il
voto diventa 'pienamente sufficiente'. Per ottenere il massimo,
corrispondente all'ottimo in pagella, ci vogliono in più anche
la copertura dell'alta diagnostica, delle visite specialistiche
e delle analisi diagnostiche", si chiude la nota degli attuari.
(ANSA).