(ANSA) - ROMA, 26 AGO - "Bene fa lo Stato a continuare a
supportare con incentivi e detrazioni fiscali tutte queste opere
antisismiche, ma purtroppo non basta. La strada maestra è e
rimane la prevenzione", in grado di ridurre "fino al 10% i costi
generali" e di limitare "il rischio di perdite umane tra i 22
milioni di persone che vivono in zone ad elevato rischio
sismico". E' l'opinione del vicepresidente della Fondazione
Centro Studi del Consiglio nazionale dei Geologi, Paolo Spagna,
che sottolinea come "il 60% del patrimonio edilizio italiano è
stato realizzato prima della Legge 64 del 1974, che ha
introdotto le norme tecniche per la costruzione in aree
sismiche, per cui è evidente la vastità del costruito
potenzialmente coinvolto e l'enorme impegno economico, pubblico
e privato, che deve essere messo in campo per dare loro
sufficiente sicurezza". Servono, tra l'altro, aggiunge il
professionista, "leggi snelle, che semplifichino l'iter
burocratico di avvio dei lavori nelle zone terremotate,
cogliendo ciò che di buono è stato fatto per esempio dopo il
terremoto in Emilia-Romagna del 2012", ma occorre che le norme
"prevedano soprattutto - chiude il rappresentante dei geologi -
la preventiva necessità di indagare il sottosuolo e la
propagazione locale delle onde sismiche prima di ogni intervento
di messa in sicurezza statica degli edifici". (ANSA).