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CRV - "Premio Mario Rigoni Stern 2019"

PressRelease

CRV - "Premio Mario Rigoni Stern 2019"

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

presentato a palazzo Ferro Fini

11 giugno 2019, 14:56

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Cultura - Presentato a Venezia, presso palazzo Ferro Fini, il Premio Mario Rigoni Stern 2019.

 

(Arv) Venezia 11 giu. 2019 -    È stata presentata oggi a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, la nona edizione del Premio letterario “Mario Rigoni Stern - per la letteratura multilingue delle Alpi”. I temi che caratterizzeranno l’edizione 2019: la Tempesta Vaia dello scorso autunno, i boschi schiantati del Nordest, in particolare sull’Altopiano dei Sette Comuni, del Bellunese e del Trentino, e la riforestazione. Il Premio Rigoni Stern è nato per favorire lo sviluppo del contesto culturale poliglotta che fa riferimento all’arco alpino, promuovendo un Concorso di merito tra opere di narrativa e di saggistica dedicate alle Alpi, al loro paesaggio e alle loro genti. Istituito con l’intento di onorare la memoria di Mario Rigoni Stern e della sua opera, il Premio intende perpetuarne i valori di fratellanza tra i popoli, di rispetto dell’ambiente, di umanità alpina. Componenti della Giuria, i professori Ilvo Diamanti, Paola Maria Filippi e Mario Isnenghi, lo storico Daniele Jalla e lo scrittore Marco Albino Ferrari.

Nel corso dei saluti istituzionali, il Presidente dell’Assemblea legislativa Roberto Ciambetti si è rivolto in particolare “Agli enti e alle istituzioni coinvolte in questo premio letterario che va imponendosi nel panorama internazionale per la qualità della partecipazione, per le case editrici e gli autori nonché  per la valenza che esso sta assumendo anno dopo anno: i Comuni di Asiago e di Riva del Garda, la Provincia autonoma di Trento assieme alla Regione del Veneto, e poi ancora Fiere e Congressi di Riva del Garda, il Museo degli Usi e Costumi della gente Trentina, a cui si affiancano il Circolo Ars Venandi, la Federazioni Italiana della Caccia, nonché gli sponsor che ci sostengono, l’Itas Mutua e l’impresa leader nel campo delle confetture e marmellate di qualità la Rigoni di Asiago. Un grazie sincero a Giovanni De Luca, direttore della sede Rai del Veneto che non solo si è prodigato per ospitare la cerimonia di premiazione a palazzo Labia ma ha sempre sostenuto con estrema attenzione e disponibilità questa manifestazione, e ai componenti della Giuria, alla Soprintendenza archivistica del Veneto e del Trentino-Alto Adige, a Ilaria Zacchilli, archivista; e un doveroso ringraziamento a tutta la famiglia Rigoni Stern. È noto l’amore profondo che Mario Rigoni Stern aveva per il bosco. Nell’epilogo della celebre intervista rilasciata a Giulio Milani, egli rimpiange la mancanza dei benedettini nell’Altipiano, e spera che tornino per “un nuovo umanesimo giusto” disse e per dare speranza ai boschi dei quali nel Medioevo monaci e monasteri si prendevano cura. Infatti, abbandonata a se stessa cito testualmente “la natura s’inselvatichisce, al punto che in certi luoghi i boschi sono diventati intransitabili. Certe valli, certi fianchi di monti, sono diventati tanto selvaggi che nemmeno le bestie selvagge li abitano. Sono abitati dai mostri del medioevo”. Il bosco per lo scrittore asiaghese non poteva essere abbandonato al suo destino, era il luogo dove stare in silenzio e in silenzio rigenerarsi l’anima. Ecco allora che sorge spontaneo pensare al bosco di Mario Rigoni Stern ferito alla fine dell’ottobre scorso e squassato da venti che hanno superato i 170 chilometri orari stravolgendo la piana di Marcesina e mutando il paesaggio di intere zone della nostra montagna. Va da sé pensare alle parole di un altro grande scrittore vicentino, Guido Piovene, che nel 1974, dopo aver sottolineato l’importanza dell’intervento dell’uomo nella costruzione del paesaggio, frutto appunto del lavoro dell’uomo, come avrebbe giusto notato Mario Rigoni Stern, ammoniva: “una società dominata dai ciechi interessi egoistici - scriveva Piovene - avida solo di guadagni, imprevidente per eccesso di competizione, avrebbe quello che si merita, una natura brutta, guasta, nemica, che sparge nebbie tossiche, miasmi, veleni. Bisogna, per difendere la natura, riapprendere il valore che hanno la solitudine e il silenzio, la loro parte indispensabile nell’igiene della vita umana. La difesa della natura ci pone problemi affini alla difesa delle opere d’arte del passato, entrambe sono necessarie”. Due uomini così diversi, due scrittori per molti aspetti lontani tra loro culturalmente e politicamente, sui ritrovano uniti nel lanciare l’allarme sulla difesa della natura  e sul bisogno del silenzio. E credo che questo allarme, oggi, sia vieppiù importante per le nostre montagne, non solo per quelle venete o trentine, non solo per le Alpi. Per chi abita la montagna - ha aggiunto in conclusione il Presidente Ciambetti - cime, vette, catene montuose non sono confini o barriere, ma luoghi della vita e del silenzio: luoghi dai quali oggi sale un grado di dolore e un allarme. Sta a noi cogliere quel segnale. Un proverbio del Nord Africa che penso sarebbe piaciuto molto a Mario Rigoni Stern dice che “la differenza tra un giardino fiorito e il deserto non è l’acqua. E’ l’uomo”. Infatti, sta a noi scegliere, tra il giardino fiorito, il bosco curato da abitare e ascoltare con i suoi silenzi, o il deserto. Questo premio letterario, che verrà consegnato sabato nella splendida cornice di Palazzo Labia con il premio “Guardiano dell'Arca-Osvaldo Dongilli”, hanno l’obiettivo di porci proprio questa domanda: giardino fiorito o deserto?”

“Era inevitabile concentrare l’attenzione sui boschi feriti - ha sottolineato il Presidente del Premio, il giornalista altopianese Sergio Frigo - perché fu proprio Mario Rigoni Stern il primo ad intravvedere la fragilità dei boschi ricostruiti nel corso del dopoguerra, e lo fece in un’occasione specifica, nel corso della consegna nel 1998 della Laurea honoris causa in Scienze Forestali da parte dell’Università di Padova; nel corso del suo lavoro e della sua vita, Mario Rigoni Stern aveva quindi sempre manifestato la questione del limite dello sviluppo, e sotto questo punto di vista il suo fu quindi un grido d’allarme ante litteram”.

 

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