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CRV - 'Arance Rosse. Dialogo tra un magistrato e una studentessa' di Gianluca Prestigiacomo

PressRelease

CRV - 'Arance Rosse. Dialogo tra un magistrato e una studentessa' di Gianluca Prestigiacomo

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Il libro presentato oggi nella sede del Consiglio regionale del Veneto

03 giugno 2019, 14:31

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Cultura - "Presentato a palazzo Ferro Fini il libro 'Arance Rosse. Dialogo tra un magistrato e una studentessa', del giornalista Gianluca Prestigiacomo"

(Arv) Venezia, 3 giu. 2019   -   E’ stato presentato oggi a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, alla presenza di studenti e insegnanti di due Istituti di Istruzione Superiore veneziani, il Benedetti e il Barbarigo, il libro ‘Arance Rosse. Dialogo tra un magistrato e una studentessa’, del giornalista Gianluca Prestigiacomo.

Il Vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto ha portato i saluti istituzionali e ha ringraziato “i ragazzi presenti, i loro insegnanti e, soprattutto, l’autore del libro, Gianluca Prestigiacomo”. “Il volume – ha esordito il Vicepresidente – è di facile lettura, porta testimonianze dirette dell’esperienza di persone che sono state latori di elevati valori di coscienza e partecipazione civica, ci offre una preziosa occasione per riflettere e prendere consapevolezza intorno a tematiche molto importanti in seno alla società civile, quali il rapporto con le Istituzioni democratiche, la giustizia, la politica, la scuola, l’educazione, rispetto alle quali tutti i cittadini dovrebbero rapportarsi, soprattutto le giovani generazioni; sono infatti i giovani che devono assumere il ruolo non tanto di cittadini di domani, ma già dell’oggi, per poter costruire adesso il futuro di tutti noi; comprendere e approfondire tematiche importanti, quali la cultura della legalità e la lotta alla mafia, consentono ai ragazzi di dotarsi di strumenti utili per assumere una corretta posizione all’interno della società contemporanea, spesso caotica, per crescere e per contribuire alla costruzione di un futuro migliore”. “In occasione di questa seduta ‘super straordinaria’ del Consiglio regionale – ha concluso il Vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto -   abbiamo proposto una Mozione che, a nome di tutte le scuole del Veneto, impegni la Giunta regionale a combattere l’illegalità e tutte le mafie, attraverso l’impegno quotidiano e l’assunzione di responsabilità personale da parte di ciascun cittadino. Concludo, invitando i ragazzi a studiare, magari poco, ma sempre, giorno dopo giorno, per sviluppare gli anticorpi contro la cultura mafiosa”.

Così l’autore, Gianluca Prestigiacomo: “Ringrazio il Vicepresidente del Consiglio regionale per aver voluto questa iniziativa, dimostrando così una particolare sensibilità e attenzione per tematiche quali la cultura della legalità e la lotta alla mafia, nonché verso il mondo della scuola e l’universo giovanile. Il mio libro vuole rappresentare una interazione tra un certo tipo di letteratura e il fenomeno mafioso. La presentazione qui, in seno all’Assemblea Legislativa del Veneto, assume una particolare valenza e rappresenta un altissimo esercizio di democrazia, che può essere utile per contrastare l’illegalità. Nel libro, ho voluto trattare in modo semplice e diretto il fenomeno mafioso, partendo da una forte esperienza personale: nel giugno 1991, in occasione dell’ultima puntata di Samarcanda del giornalista Michele Santoro, ebbi modo di conoscere e interloquire con l’imprenditore siciliano Libero Grassi, che rifiutò di soggiacere alla cultura del ‘pizzo’, alla protezione di qualcuno che non fosse lo Stato di diritto, e che pagò con la vita, il 29 agosto di quello stesso anno, il proprio coraggio di dire NO a una certa cultura mafiosa. Molti anno dopo, nel 2017, rividi in internet alcune immagini di Libero Grassi e rivissi così le forti emozioni provate in quell’estate del 1991; da lì, la mia decisione di fare qualcosa per trasmettere le emozioni provate a chi allora non c’era, ai nostri giovani. Nel mio immaginario letterario, ho costruito un dialogo tra una studentessa, Alice Grassi, figlia dell’imprenditore, e un Magistrato, e ho cercato di pensare quale rabbia la giovane avrebbe potuto riversare sul giudice, e la reazione del Magistrato, pronto ad accogliere lo sfogo della studentessa e a rispondere alle sue domande, sotto l’aspetto umano e giuridico, spiegandole ciò che realmente accadde, ovvero che la mafia uccide, o riduce al silenzio con qualunque mezzo, chiunque dia fastidio alle sue attività illecite, che la mafia si insinua all’interno delle Istituzioni e della Politica. Il Magistrato consegna alla giovane ‘il cassetto degli attrezzi’ per poter comprendere, sotto l’aspetto intellettuale e pratico, cosa sia effettivamente la mafia e come essa agisca con i suoi tentacoli”. “Ma con il mio libro voglio soprattutto lanciare un messaggio ai giovani – ha evidenziato l’autore – che non devono limitarsi a essere passivi, ad ascoltare, ma possono e devono parlare, devono camminare sempre con le loro gambe e avere il coraggio delle loro idee, tenere la schiena dritta, non avere paura di pronunciare, a volte, dei NO; le giovani generazioni rappresentano ora il nostro futuro, perché grazie a loro possiamo costruire il nostro domani, ma per fare questo, i giovani devono, giorno dopo giorno, approfondire, studiare per interesse personale e non solo per passare un esame, per il voto… perché studiare è il solo strumento che i nostri ragazzi hanno a disposizione per contrastare la mafia e l’illegalità. Voglio ricordare quanto disse Giovanni Falcone ‘la Mafia è un fatto umano e come tutti i fenomeni umani ha un inizio e avrà pure una fine’, ma per sconfiggere la mafia è necessario diffondere una cultura etica e un senso civico, soprattutto tra i giovani”.

Vincenzo Guidotto, Componente Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata del Veneto: “Ho scritto la prefazione del libro basandomi su documenti ministeriali e sottolineo subito che la Mafia non ha nulla di buono, non è mai stata buona e non ha mai avuto un aspetto romantico, come alcuni talvolta vogliono far credere, è da condannare senza se e senza ma. La Mafia è una piovra che deve vivere in un liquido, rappresentato dalla cultura mafiosa, la quale va quindi combattuta e prosciugata per togliere ossigeno alla mafia stessa. E qui mi rifaccio a quanto disse il Cardinale Pappalardo: la Mafia è clientelismo e favoritismo insieme, pensare di essere e restare impuniti in quanto si appartiene a un determinato clan. Credo che di fronte al fenomeno mafioso, la colpa maggiore sia comunque sempre ascrivibile ai cosiddetti ‘buoni’ se restano inermi, se non denunciano l’illegalità e non si attivano per ripristinare la cultura della legalità, spezzando la connivenza con la criminalità organizzata. La mafia, la ‘piovra’, ha molti tentacoli, assume tanti significati e si declina in diversi modi; il primo dei tentacoli è rappresentato dall’economia mafiosa, ovvero dall’utilizzo di un flusso enorme di denaro proveniente da attività illegali per investire in settori produttivi, in primis in agricoltura e nelle attività estrattive; inoltre, la mafia da sempre è caratterizzata dalla incessante ricerca di un collegamento con i pubblici poteri, in particolare con la Politica. Un altro braccio mafioso, consequenziale, è l’uso della violenza per eliminare qualsiasi persona dia fastidio e rappresenti un ostacolo per gli interessi mafiosi, magari perché ha denunciato le connivenze con il potere politico”. “La mafia è diventata un problema nazionale, anzi, un fenomeno trans nazionale, si è espansa in tutto il territorio italiano e in tutto il Mondo – ha ricordato il professor Guidotto - opera in modo sinergico e fa fronte comune contro le cosiddette Forze della legalità, e per combatterla è quindi necessario attivare gli anticorpi della partecipazione civile e democratica, operare un serio approfondimento culturale e una attività di sensibilizzazione civica intorno ai fenomeni mafiosi. Basti pensare che la Mafia ha ucciso alte cariche dello Stato, come Parlamentari, Presidenti di Regione e Magistrati, ma è solo quando ha assassinato un Prefetto, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel settembre 1982, che si è provveduto a legiferare una normativa antimafia, la Legge n. 646 del 1982 ‘Misure di prevenzione di carattere patrimoniale…’, e a istituire la Commissione Parlamentare sul fenomeno della Mafia, in quanto quella strage ha scosso le coscienze e ha provocato una rivolta morale in seno all’opinione pubblica. E’ doveroso promuovere la cultura della legalità, che va declinata soprattutto come lotta e impegno per difendere la Democrazia, che la mafia cerca di inquinare”.

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