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CRV - "Piano regionale di coordinamento per la realizzazione dei crematori"

PressRelease

CRV - "Piano regionale di coordinamento per la realizzazione dei crematori"

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

esaminato in aula consiliare

26 febbraio 2019, 13:04

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Politica - "Il Consiglio regionale esamina il Piano regionale di coordinamento per la realizzazione dei crematori"

(Arv) Venezia, 26 feb. 2019  -   In mattinata, il Consiglio regionale del Veneto ha esaminato il Piano regionale di coordinamento per la realizzazione dei crematori, di cui alla Legge n. 130 del 30 Marzo 2001 e alla L.R. n. 18 del 4 marzo 2010.

La discussione generale è stata introdotta dal Relatore, Riccardo Barbisan (LN): “Di un Piano regionale di coordinamento per la realizzazione dei crematori si sentiva la necessità, dato che la cremazione è un problema che riguarda tutti noi e a fronte di un trend in aumento della scelta crematoria che, dai dati raccolti, risulta passata dal 20% nel 2010 al 38% nel 2015. Emerge quindi il bisogno della realizzazione di nuovi impianti e l'eventuale adeguamento di quelli esistenti secondo criteri di compatibilità ambientale previsti dalla normativa vigente, oltre alla necessità di perseguire l'obiettivo di fornire un servizio efficace, efficiente e sostenibile per la popolazione. Di conseguenza, appare congruo prevedere, in relazione alla popolazione regionale residente e in rapporto al tasso di mortalità, un crematorio su un bacino medio di 400.000- 450.000 abitanti. Dato atto che attualmente risultano essere in funzione in Veneto sette crematori, di cui tre in Provincia di Venezia (Isola di San Michele-Venezia, Marghera e Spinea), uno in Provincia di Treviso, uno in Provincia di Padova, uno in Provincia Vicenza e uno in Provincia di Verona, sulla base degli attuali indici di mortalità regionale e di scelta crematoria in Veneto, e considerato che il trend di quest'ultima è in aumento, risulta ottimale la previsione di 14 crematori sul territorio regionale così allocati: Provincia di Belluno 1; Provincia di Padova 2; Provincia di Rovigo 1; Provincia di Treviso 2; Provincia di Verona 2; Provincia di Vicenza 2; Provincia di Venezia 4. Ricordo che la Quinta Commissione ha licenziato a maggioranza i contenuti del Piano regionale, unitamente alle ‘Linee guida per i controlli alle emissioni e prescrizioni tecniche da applicare agli impianti di cremazione in Veneto’, predisposte da ARPAV. Preciso che quando abbiamo individuato il bacino di riferimento in 450/500 mila abitanti, abbiamo tenuto conto anche delle realtà periferiche di Belluno e Rovigo, là dove le famiglie colpite dal grave lutto non è giusto che si debbano sobbarcare un lungo viaggio per far cremare il proprio caro”.

 

Per il Correlatore, Patrizia Bartelle (IIC): “Al momento il reale fabbisogno di cremazioni in Veneto non corrisponde al quadro emergenziale rappresentato dal Relatore Riccardo Barbisan. Deve essere chiaro che in ogni impianto crematorio è possibile realizzare più linee di cremazione. Per valutare l’impatto ambientale, occorre prendere in considerazione non tanto il numero di crematori ma di linee di cremazione. Sono attualmente 10 le linee di cremazione attive nel territorio regionale e, secondo la stima massima dei fabbisogni, ne servirebbero altre cinque/sei. Il problema, in realtà, è quello di efficientare gli impianti esistenti, non di istituirne altri. Io mi baso sui dati forniti da ARPAV. Va anteposta la tutela ambientale ad altre logiche. Non serve prevedere un crematorio in ogni provincia, Treviso potrebbe, ad esempio, raddoppiare la propria linea di cremazione”.

Cristina Guarda (AMP): “Il tema degli impianti di cremazione è da sempre molto delicato, perché tocca importanti tematiche ambientali, momenti dolorosi della vita dei cittadini, intreccia grandi interessi imprenditoriali. Prima di istituire nuovi impianti di cremazione, andrebbe fatta una seria e approfondita valutazione ambientale e urbanistica, ad ampio raggio, che coinvolga tutti i comuni del Veneto. Questo Piano regionale, con l’autorizzazione di ben 5 nuovi impianti di cremazione, è una esagerazione che fagocita le buone intenzione, mortifica gli interessi e le aspettative dei cittadini, fa vincere le Lobbies private, non tiene conto dei dati aggiornati del reale fabbisogno. Manca l’analisi della tecnologia degli impianti esistenti e delle loro potenzialità. Manca anche una analisi della gestione cimiteriale in Veneto. Il Piano dovrebbe invece regolamentare l’efficienza degli impianti esistenti, tenere conto della mappatura della popolazione esistente e degli impianti già in essere, nonché della tutela dell’ambiente. La morte non deve essere un business in mano agli speculatori”.

Claudio Sinigaglia (PD): “Vedo una contraddizione tra la previsione contenuta nel testo normativo, che dà la possibilità di istituire fino a 14 impianti di cremazione, e le Linee guida dell’Allegato, predisposte da ARPAV, che autorizzano in pratica non più di 10 impianti nella nostra regione. I dati scientifici forniti da ARPAV dimostrano, infatti, come occorra dare vita a una  convenzione tra comuni per arrivare ad almeno 5000 decessi all’anno e a una popolazione di riferimento pari a 450/500 mila abitanti”.

Andrea Zanoni (PD): “La discrepanza sottolineata dal collega Sinigaglia andrebbe indubbiamente approfondita e occorre attuare una migliore pianificazione degli impianti di cremazione, per non favorire le Lobbies private, come sottolineato da Cristina Guarda. Gli impianti crematori hanno un impatto importante sul nostro ambiente e vanno tutelate le aree naturali protette. Abbiamo gravi problemi di inquinamento dell’aria, siamo di fronte a una vera e propria emergenza ambientale, con più morti riconducibili alle polveri sottili nell’aria che per incidenti stradali, e quindi bisogna andare molto cauti nell’autorizzare nuovi impianti di cremazione, ripeto, che sono molto impattanti sulla nostra salute, dato che emettono sostanze nocive. E’ doveroso il coinvolgimento della Commissione consiliare Ambiente che fino a oggi è mancato”.

La seduta è stata sospesa alle ore 12.40 e riprenderà alle 14.30 con l’esame dell’articolato del provvedimento.

 

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