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CRV - Ciambetti: "Marchionne figura emblematica di origini veneto-istriane"

PressRelease

CRV - Ciambetti: "Marchionne figura emblematica di origini veneto-istriane"

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

un grande manager del secondo dopoguerra

25 luglio 2018, 16:02

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cronaca - Ciambetti: "Marchionne figura emblematica di origini veneto-istriane: la sua parabola non parla solo di un grande manager ma narra la nostra storia dal Secondo Dopoguerra in poi"

(Arv) Venezia, 25 lug. 2018 - “Mentre esprimo le condoglianze ai familiari e a quanti lo hanno amato, vorrei ricordare Sergio Marchionne  non solo per le sue indiscusse doti manageriali , ma anche per  le sue origini veneto-istriane, per l’essere il nipote di Giacomo Zuccon, vittima della pulizia titina assassinato nella foiba di Terli il 5 ottobre del 1943: come tante altre famiglie veneto-istriane anche la sua fu costretta ad abbandonare la madrepatria”. Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, commenta così la notizia della scomparsa di Sergio Marchionne. “Il legame che per via materna non è mai venuto meno con l’Istria, con la memoria storia della propria famiglia ci permette di dire che Sergio Marchionne è stato un protagonista emblematico non solo della storia recente ma dell’Italia del secondo Dopoguerra in poi. So di proporre una lettura irrituale di questa figura, per molti aspetti eccezionale – ha continuato Ciambetti - ma credo che proprio gli aspetti privati, la sua parabola familiare, debbano far riflettere in questo momento:  invito allora a non guardare solo al manager che ha trasformato la Fiat e che con la creazione di Fca ha creato un nuovo polo, ma al figlio di Maria Zuccon e di  Concezio, maresciallo abruzzese di stanza in Istria,  con il nonno materno infoibato e lo zio Giuseppe fucilato dai nazisti.  Emigrato in Canada, Sergio Marchionne, che mantenne sempre i legami con i familiari in Istria, poi sarebbe diventato l’uomo che tutti abbiamo conosciuto.  La sua storia famigliare, che parla molto della nostra storia, deve farci riflettere e anche per questo dico che salutiamo in lui una figura chiave per l’Italia dal Dopoguerra in poi”

 

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