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CRV - M5S: "Miteni paghi multa prevista per mancata autodenuncia di siti contaminati"

PressRelease

CRV - M5S: "Miteni paghi multa prevista per mancata autodenuncia di siti contaminati"

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

richiesta del Gruppo consiliare M5S

14 novembre 2017, 16:25

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

(Arv) Venezia 14 nov. 2017 -        “La Miteni deve alla Regione e ai cittadini veneti una multa di centinaia di migliaia di euro, che ammonterebbe in realtà a milioni di euro se non fosse nel frattempo intervenuta la prescrizione, in quanto ha inquinato, e ancora sta contaminando, l’acqua. Lo prescrive la legge che purtroppo, a tutt’oggi, non è ancora stata applicata. Infatti, non è ancora stata elevata all’azienda di Trissino la sanzione amministrativa dovuta nel caso di mancata autodenuncia alle autorità di siti contaminati, visto che, da documenti in nostro possesso, abbiamo la prova che l’azienda vicentina era a conoscenza della presenza di sostanze inquinanti nella falda sottostante al suo stabilimento fin dal febbraio 2009”. Lo denuncia, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta in data odierna a palazzo Ferro – Fini, il capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Consiglio regionale del Veneto, Jacopo Berti, che spiega come “Miteni abbia fatto la dovuta comunicazione solo il 23 luglio 2013, quindi ben quattro anni dopo aver appreso della presenza di Pfoa in falda, violando così il Testo Unico in materia di Ambiente, il D.Lgs. n. 152/2006, che prevede che ‘quando un danno ambientale non si è ancora verificato, ma esiste una minaccia imminente che si verifichi, l'operatore interessato è chiamato ad adottare, entro ventiquattro ore e a proprie spese, le necessarie misure di prevenzione e di messa in sicurezza, e a provvedere alla relativa comunicazione al Comune, alla Provincia, alla Regione, pena l’irrogazione di una sanzione amministrativa non inferiore a 1.000 euro né superiore a 3.000 euro per ogni giorno di ritardo’. Pertanto, la multa che dovrebbe essere riscossa ammonterebbe, come minimo, a 1000 euro al giorno, e dovrebbe essere calcolata, considerata l’avvenuta prescrizione quinquennale, per otto mesi, per una cifra complessiva quindi di 240 mila euro. Ma se la sanzione fosse stata elevata appena uscito il verbale dei NOE  - Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri- ovvero a giugno 2017, a questa somma si sarebbero potuti aggiungere altri quattro mesi, per circa ulteriori 120 mila euro”. “Si tratta dunque – precisa Jacopo Berti - di una somma di denaro considerevole che dovrebbe essere riscossa, in quanto non è ammissibile che a pagare siano sempre e solo i cittadini con la bolletta, i quali sono del tutto incolpevoli, anzi, sono le vere vittime dell’inquinamento. E’ ora di dire basta, noi siamo sempre dalla parte dei cittadini e combatteremo questa ennesima battaglia per la legalità e l’equità sociale”. Così il collega Manuel Brusco, Presidente della Commissione regionale di Inchiesta sui Pfas: “Chiediamo l’applicazione della normativa esistente in materia, né più né meno. Come risulta evidente dalle relazioni e dai documenti in nostro possesso, già dal 2009 l’attuale proprietà della Miteni era a conoscenza dell’inquinamento presente nelle falde sotterranee e avrebbe dovuto quindi fare subito la comunicazione indicata dal Testo Unico Ambiente, non solo nel 2013”. I consiglieri regionali Pentastellati ricordano inoltre come “dalla relazione ERM 2005, allegata alla richiesta di Miteni di implementazione dei pozzi di emungimento, si potrebbe pensare che già da quell’anno era stata messa in funzione una vera e propria barriera idraulica. Quindi, Miteni già sapeva della presenza di sostanze inquinanti nella falda sotterranea e avrebbe dovuto fare la comunicazione agli Enti preposti, cosa che non è mai avvenuta”. “Rimandiamo altresì al mittente tutte le accuse che ci sono state rivolte di diffondere notizie non fondate e di alimentare così l’allarmismo nell’opinione pubblica – concludono Jacopo Berti e Manuel Brusco – noi ci basiamo solo su dati oggettivi e resi pubblici, che dimostrano come  l’inquinamento da Pfas sia dannoso per la salute delle persone. Alcune patologie sono possibilmente associate ai Pfas e, nei territori interessati dall’inquinamento, si è registrato un significativo incremento dell’incidentalità di malattie quali le cardiopatie ischemiche (soprattutto tra i maschi), celebrovascolari negli uomini, diabete mellito e Alzheimer nelle donne.  Inoltre, l’Istituto Superiore della Sanità, nel 2014, ha steso un lungo elenco di patologie associate ai Pfas: ipercolesterolemia, colite ulcerosa, alterazione del metabolismo di acido urico, malattie della tiroide, alterazione del livello di glucosio, patologie tiroidee, ipertensione indotta dalla gravidanza, negli iper esposti tumori del rene e del testicolo. Noi non fomentiamo le paure, siamo solo dalla parte dei cittadini per tutelare la loro salute e i loro diritti”.

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