(ANSA) - TRENTO, 24 OTT - La metà delle aziende
internazionalizzate che ricorre alle Camere di commercio
italiane all'estero opera nel manifatturiero. Delle aziende che
invece intendono affrontare l'estero nei prossimi tre anni e lo
farebbero utilizzando le Ccie, il 44,4% appartiene al settore
del commercio. I dati sono di un'indagine Doxa-Assocamerestero,
'Internazionalizzazione e servizi delle Ccie: la voce delle
imprese', presentata in occasione della 25/a Convention mondiale
delle Camere di commercio italiane all'estero, a Riva del Garda,
in Trentino.
Lo studio, condotto su un campione totale di 2.028 Pmi
italiane, di cui 1.107 che operano all'estero, fornisce una
panoramica a 360 gradi sulle principali caratteristiche, i
settori merceologici e le strategie di mercato delle imprese
internazionalizzate, che vengono profilate ed analizzate anche
in rapporto alle attività svolte dalle Camere di commercio
italiane all'estero a sostegno dell'export e
dell'internazionalizzazione di impresa.
Per quanto riguarda l'organizzazione interna delle Pmi,
quelle che si rivolgono alle Ccie appaiono più strutturate e
organizzate e si caratterizzano per l'operare all'estero secondo
la logica della multilateralità. Quasi la metà delle imprese (il
47,5%), infatti è presente contemporaneamente in 3-5 Paesi,
percentuale più alta per le aziende che fanno ricorso alle Ccie
rispetto alla media (pari al 43,3%), cui si aggiunge un
ulteriore 11,5% di imprese che si posizionano su 6-10 mercati.
Per l'apertura verso i mercati esteri, nel 76,6% dei casi, le
Pmi che ricorrono alle Ccie hanno un rapporto continuativo con i
mercati internazionali e il 72,3% delle stesse svolge attività
al di fuori dei confini nazionali da almeno quattro anni.
Inoltre, con riferimento alle aree di interesse, a parità di
altre condizioni, le imprese che utilizzano le Ccie considerano
prioritari per lo sviluppo della loro attività i mercati
Extra-Ue (per il 72,0% delle aziende) sebbene l'Ue a 28 resti
l'area in cui operano prevalentemente (in più dell'80% dei
casi).
Le motivazioni che inducono le imprese che si rivolgono alle
Ccie a internazionalizzarsi sono molteplici e rispondono, al
tempo stesso, a fattori di tipo endogeno ed esogeno. Tra le
cause esterne più rilevanti vi è l'individuazione di un contesto
più favorevole rispetto al mercato interno per lo sviluppo della
propria attività; ancora, la disponibilità di agevolazioni e
finanziamenti (per il 45,0% delle aziende) presenti all'estero
ed una regolamentazione più business friendly (38,0%). Tra i
fattori di tipo endogeno che inducono le Pmi che ricorrono alle
Ccie a internazionalizzarsi risultano, invece, concause più
strettamente legate alla crescita dell'azienda, quali
l'identificazione di segmenti di mercato in cui la domanda di
prodotti italiani è elevata (37,6%) e l'accesso ad un know-how
specializzato e qualificato (37,0%). (ANSA).