(ANSA) - ANCONA, 7 SET - Dalla preoccupazione al leggero
ottimismo. E' il cambio di sentimento vissuto dai 220 produttori
calzaturieri marchigiani, 150 del distretto fermano, 70 di
quello maceratese, che hanno partecipato all'82ma edizione del
Micam di Milano, la fiera internazionale della calzatura. "Il
Micam è come un film. Ogni vetrina è una nuova scena che
racconta la bellezza delle nostre produzioni - dice Graziano Di
Battista, presidente della Camera di Commercio di Fermo,
presente alla manifestazione - e, in questo film abbiamo visto
per fortuna cambiare l'umore delle nostre aziende presenti,
specie quelle più piccole rispetto a quelle più strutturate. Dai
corridoi della fiera quasi vuoti del sabato, in cui in realtà i
buyers erano già al lavoro, ai numerosi contatti dei giorni
seguenti, quando anche solo parlare al telefono con molti di
loro è stato difficile perché troppo impegnati a confrontarsi
con i visitatori. Possiamo dire che il bilancio di questo Micam,
già in partenza difficile perché dedicato alla prossima stagione
estiva, una collezione sempre più impegnativa da gestire, è
abbastanza positivo". Per Di Battista, "sono emersi segnali
buoni dai mercati russi, europei, specie dai Paesi del Nord, e
americani. Ho notato molto interesse da parte degli ucraini.
Grande attenzione ha avuto, anche nella nostra area Hospitality
Distretto Calzaturiero, la possibilità di conoscere le fasi di
produzione della scarpa, dalla scelta del modello e del pellame
fino al confezionamento, attraverso la realtà aumentata, con gli
occhiali 3D. Un approccio che è molto piaciuto così come ha
avuto una grande partecipazione l'evento social dedicato al
Micam".
Ma i problemi del settore, una volta rientrati a casa,
restano. "La richiesta corale, direi accorata, al Governo di
tutti i produttori - spiega Di Battista - è quella della
riduzione del costo del lavoro sulla manodopera. Con i nostri
costi dobbiamo confrontarci non dico con i Paesi dell'Est ma con
la Spagna e il Portogallo sì, Paesi in cui il lavoro ha un minor
costo. Di fronte a questo non basta più il Made in Italy, serve
una politica concreta che ci permetta, fra l'altro, di
continuare a produrre in Italia". La "defiscalizzazione del
campionario - aggiunge Di Battista - è un altro tema centrale
per il settore''.