(ANSA) - ROMA, 13 MAR - "Il tessuto imprenditoriale filippino
si presta a possibili spazi anche per imprese, non
eccessivamente dimensionate, come le nostre Pmi e si trova una
buona predisposizione ad organizzare partnership tra società
residenti e quelle estere". Cosi Nunzio Bevilacqua, giurista
d'impresa ed esperto economico internazionale, interpellato a
Manila dove si susseguono gli incontri del Summit ASEAN 2017,
quest'anno a Presidenza delle Filippine, in occasione del 50^
anniversario dalla fondazione dell'Associazione delle Nazioni
del Sud-est asiatico. "Per troppo tempo sottovalutate ed
erroneamente considerate 'periferiche' rispetto ai grandi o più
noti players dell'area quale Malesia e Singapore - le Filippine
oggi, alla presidenza del Summit 50' anniversario dalla
fondazione dell'ASEAN, si presentano come un Paese capace di
fare business e la più credibile scommessa economica di
medio-lungo termine in una regione strategica, non solo da un
punto di vista commerciale ma anche geopolitico".
Prosegue Bevilacqua "Con una Singapore che, privata delle sue
peculiarità, non brilla più come prima ed alcuni Stati dove
l'instabilità politica fa da 'repellente' agli investimenti, le
Filippine mostrano, all'alba dei primi 50 anni dell'ASEAN, dei
ragguardevoli livelli di crescita economica che fanno comunque
presumere una stabilizzazione del trend per alcuni anni; il
Paese guarda lontano e lo fa con una straordinaria 'vision',
partendo con importanti infrastrutture, potenziando
l'internazionale centro finanziario di Makati nella metropoli
di Manila, con attenzione a forme di sviluppo sostenibile,
creazione di manodopera qualificata e nuove tecnologie".
"Questa fase potrebbe rappresentare per lo 'Stato Arcipelago'
che ha ridotto negli ultimi mesi, in modo drastico, il fenomeno
della corruzione nell'apparato pubblico, ostacolo alla scelta di
investimenti, il momento per una sua candidatura a 'guida
naturale' di un Gruppo, quale l'ASEAN, molto importante ma che
necessita per ritrovare spinta vitale, dopo gli approcci neo
protezionistici americani, di un direzione 'unanime' verso
l'esterno"