- ROMA - Le multinazionali in Italia sono in leggera ritirata. Nel 2013 le imprese italiane a controllo calano di 163 unità fino a quota 13.165, secondo gli ultimi dati Istat. Impiegano quasi 1,2 milioni di persone (in flessione dell'1,5% dal 2012) e fatturano quasi 500 miliardi di euro al netto delle attività finanziarie e assicurative, un sesto del totale nazionale (493 miliardi, -2,3%). I loro investimenti superano 11 miliardi (-6,5%). Nello stesso anno aumentano le imprese estere a controllo italiano, sono 22.004 (+174 dal 2012) e impiegano quasi 1,8 milioni di persone in 160 paesi
L'istituto di statistica sottolinea che il contributo delle multinazionali straniere con controllate in Italia ai principali aggregati economici nazionali rimane "sostanzialmente invariato". Inoltre le multinazionali estere contribuiscono per oltre un quarto all'export nazionale di merci (26,2%) e per quasi la metà all'import (46,2%).
Gli Stati Uniti sono il paese con il più elevato numero di imprese e addetti a controllo estero in Italia (2.172 imprese con oltre 263 mila addetti) e conservano questo primato anche nell'industria e nei servizi. La Francia è in seconda posizione nell'industria (584 imprese e quasi 68 mila addetti) mentre la Germania è al secondo posto nei servizi (1.347 imprese e quasi 111 mila addetti). Complessivamente l'Unione europea è l'area da cui proviene la quota più ampia di investitori esteri in Italia (con il 61% delle imprese).
Nell'industria, una forte presenza delle multinazionali estere si rileva nella fabbricazione di prodotti farmaceutici (51,1% degli addetti), di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (37,9%), di prodotti chimici (30,2%), di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (22,7%) e di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (22,2%). "Molto limitata" risulta, invece, la presenza di multinazionali nei settori tradizionali del Made in Italy, come le industrie del legno (0,3% degli addetti), la fabbricazione di mobili (0,9%), le industrie tessili (3,7%) e le confezioni di articoli di abbigliamento e pelle (3,8%).
Nell'ambito dei servizi, i comparti che si caratterizzano per la maggior rilevanza del controllo estero sono l'informazione e comunicazione (15% degli addetti), il noleggio, le agenzie di viaggio e servizi alle imprese (12,3%), le attività finanziarie e assicurative (11,4%) e l'intermediazione commerciale (8,3%).
Il confronto tra la componente a controllo nazionale e quella a controllo estero del sistema produttivo mette in luce "differenze sostanziali". La dimensione media delle controllate estere è di 89,1 addetti rispetto a 3,5. E, tra le grandi imprese (250 addetti e oltre), le controllate estere sono più produttive di quelle a controllo nazionale di circa il 20% mentre il contrario si verifica sulla redditività.(ANSA).