TORINO - Il 2016 segna il 150/esimo anniversario delle relazioni tra Italia e Giappone. Risale infatti al 25 agosto 1866 il Trattato di amicizia e di commercio che auspicava "pace perpetua e amicizia costante" tra i due Paesi e i loro popoli. Un augurio diventato realtà: nel secolo e mezzo successivo a quella firma, i rapporti tra Italia e Giappone hanno portato ad una "partnership a 360 gradi", come l'ha definita il premier Matteo Renzi in occasione della recente visita del presidente giapponese Shinzo Abe in Italia.
Non poteva essere altrimenti tra due mondi entrati in contatto già nel Tredicesimo secolo, con le prime spedizioni di Marco Polo, il navigatore veneziano che nel suo Milione descrive il Paese del Sol Levante "una grande isola indipendente e ricca di possibilità". Il primo giapponese ad approdare in Italia, invece, fu Mancio Ito, che nel 1585 venne ricevuto da Papa Gregorio VIII e dal suo successore, Papa Sisto V. Fu quest'ultimo a donare loro la Chiesa romana di Santa Maria dell'Orto, luogo di culto di riferimento per la comunità cattolica giapponese in Italia.
Da allora molte altre spedizioni si sono susseguite nel corso degli anni, contribuendo a rafforzare l'amicizia tra due Paesi che nel corso del Diciannovesimo secolo hanno vissuto periodi storici simili. Anche l'arte e la cultura finirono con il contaminarsi, come testimonia l'Opera giapponese della Madame Butterfly di Puccini.
A rafforzare il Trattato del 1866 c'è un secondo accordo, stipulato nel 1894, mentre risale al 1912 un nuovo trattato di commercio e di navigazione. Alleati nella vittoria della Prima Guerra Mondiale, Italia e Giappone riprendono a collaborare dopo la sconfitta della Seconda Guerra Mondiale. In questi anni entrambi i Paesi conoscono una forte crescita economica ed entrano a far parte delle grandi potenze industriali.
Quella tra Italia e Giappone è dunque "un'ormai antica e salda amicizia, alimentata da una continua tradizione di scambio e collaborazione", come ha sottolineato nel 2002 l'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Lo confermano anche, ad esempio, i 6 milioni di euro donati da Tokyo per la ricostruzione dell'Aquila, favore ricambiato da Roma nel 2014 con gli aiuti umanitari successivi al maremoto di Tohoku.
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