TORINO - Molta storia è passata da quel lontano 1895, quando in via San Tommaso 10 Luigi Lavazza apriva la sua prima drogheria. Nonostante i 123 anni e le quattro generazioni trascorse, l'azienda, che nel frattempo è diventata un gruppo presente in più di 90 Paesi, con 3 mila dipendenti e un fatturato di due miliardi, non ha mai perso di vista le sue origini.
Lo spirito innovatore ha caratterizzato l'impresa fin dai suoi primi passi, quando sapienti mix di tipologie e origini geografiche creavano il primo concetto di miscela. Oggi il gruppo, attraverso consociate e distributori, esporta il 63% della sua produzione, è sinonimo ovunque di italianità e - in definitiva - di qualità. Lo conferma anche un'analisi del Reputation Institute che colloca il brand tra i primi 100 per reputazione. La tazzina Lavazza da Torino ha conquistato perfino lo spazio, grazie alla collaborazione con l'Agenzia spaziale italiana che ha portato il caffè a bordo della stazione internazionale.
Pioniere del caffè porzionato, introdotto 25 anni fa, il marchio accompagna i consumatori a casa come al bar, in ufficio come nel tempo libero. Una capacità di anticipare i tempi che ha caratterizzato anche l'immagine e la comunicazione, dalle prime réclame con Caballero e Carmencita al prestigioso calendario, diventato oggetto da collezione. Lavazza ha affiancato il suo nome ai tornei del Grande Slam, al Guggenheim di New York e all'Ermitage di San Pietroburgo. E sempre senza perdere di vista il core business dell'azienda: in epoca di frequente shopping dall'estero in Italia, Lavazza in controtendenza ha acquisito le francesi Carte Noire ed ESP, la danese Merrild, la canadese Kicking Horse Coffee e l'italiana Nims, rimanendo ancorata alle sue radici torinesi.
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Lavazza