Restano "molto precarie" le
condizioni di salute di Ahmadreza Djalali, il ricercatore
iraniano arrestato in Iran con l'accusa di essere una spia e
recluso nel carcere di Evin, nei sobborghi di Teheran,
dall'aprile 2016. A dirlo è la moglie, Vida Mehrannia, che oggi
ha incontrato a Vercelli Cesare Emanuel, rettore dell'Università
del Piemonte Orientale per cui l'uomo ha lavorato in passato.
"Sono qui per ringraziare l'Università, i suoi ex colleghi e
tutte le persone che dall'Italia, con ogni mezzo, sono stati
vicini ad Ahmad e alla mia famiglia in questi lunghissimi mesi.
Sebbene nell'ultimo periodo riusciamo a comunicare al telefono
quasi tutti i giorni, non ci è concesso incontrarlo. Ha
difficoltà a curarsi e vive con altri otto detenuti in uno
spazio limitato. Allo stato attuale non ci è stata fornita
alcuna prova reale che dimostri le accuse che gli sono state
rivolte".
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