Hanno chiesto il rito abbreviato i
22 imputati nel processo al gruppo di presunti criminali
nigeriani conosciuto come Famiglia Vaticana, iniziato in
Tribunale a Torino. L'accusa è di associazione per delinquere di
stampo mafioso. Perché la banda, secondo gli inquirenti, ha
delle caratteristiche riconducibili alla criminalità
organizzata. Alla sbarra gli affiliati dei Maphite, la 'Famiglia
vaticana', e i componenti del gruppo rivale 'Eyie'. Per entrare
a far parte delle organizzazioni bisognava sottoporsi a violenti
riti d'iniziazione: "per poco non ci scappava il morto", si
sente in un'intercettazione.
"È eccessiva l'imputazione di associazione mafiosa - dice
l'avvocato Antonio Foti, che difende gli imputati insieme a
Wilmer e Manuel Perga -. Per associazione mafiosa si intende una
banda capace di esercitare il controllo del territorio e una
forza di intimidazione, anche sui non affiliati, solo sulla base
della sua notorietà. Gli Eiye e i Maphite in Italia non li
conosce nessuno".
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