Parte dall'Università di Torino la
denuncia dei rischi connessi all'installazione occulta, ai fini
di indagine penale, di virus informatici su smartphone e tablet.
In soli due giorni un appello lanciato dal Dipartimento di
Giurisprudenza ha accolto oltre sessanta firme di docenti
universitari di diritto. Il "captatore informatico" viene
iniettato nel dispositivo portatile, consentendo lo svolgimento
di varie attività, come captare tutto il traffico dati in arrivo
e in partenza dal dispositivo 'infettato' (navigazione e posta
elettronica). La Costituzione e la Convenzione europea dei
diritti dell'uomo richiedono che simili ingerenze dell'autorità
pubblica nella vita privata degli individui debbano essere
previste e regolate dal legislatore. La richiesta che parte dai
docenti è che il legislatore provveda a disciplinare la materia,
nel pieno rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali.
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