Aveva sul pc una versione
'craccata' di Word: è bastato questo a un imprenditore del ramo
della pubblicità per subire un processo a Torino. La causa è
stata sospesa con la "messa alla prova": l'indagato ha svolto
quattro mesi di servizio in una struttura museale della città
per dimostrare di essersi ravveduto e chiudere senza conseguenze
una vicenda che per un paio d'anni ha impegnato forze
dell'ordine, procura, tribunale, cancellerie, enti convenzionati
e staff di educatori e psicologi.
Quando l'imprenditore lasciò lo studio dove lavorava per
mettersi in proprio venne denunciato dall'ex socio per essersi
impadronito di bozzetti e vari documenti. L'avvocato difensore
Fabio Ghiberti dimostrò che era materiale di effettiva proprietà
dell'imprenditore e il pm Cesare Parodi archiviò le accuse di
furto e rivelazione di segreti. La polizia municipale, però,
esaminando i computer trovò 'Word'. Alla richiesta di mostrare
la licenza, l'imprenditore ne presentò una che non combaciava
esattamente con i tempi.
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