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Il padre di Stamina Vannoni, volevo solo aiutare ricerca

Padre metodica teste a processo, è imputato di tentata truffa

Ci furono "pressioni" per non fare insediare la ricerca su Stamina in Piemonte, ha detto Davide Vannoni in tribunale, a Torino, al processo in cui risponde di tentata truffa alla Regione. Vannoni ha raccontato che l'ente, sulle prime, aveva attivato l'iter per sovvenzionare il suo progetto: "Avevo fatto venire a Torino i due biologi ucraini fra tante difficoltà. Avevo ottenuto un finanziamento di 160 mila euro da due banche. Avevo acquistato le attrezzature. Ma mi dissero (la dirigente regionale con cui teneva i contatti - ndr) che si era creato un fronte contro di me. Il consorzio per le biotecnologie non voleva che ci sviluppassimo in Piemonte".

La bocciatura della Regione arrivò dopo la richiesta di documentazione: "Invece di chiederci il progetto del laboratorio, vollero il protocollo clinico di applicazione. Era una follia. Noi avevamo due biologi, non due ricercatori clinici. Noi producevamo le cellule: le applicazioni toccavano ai medici, non erano di nostra competenza. Me ne lamentai. Poi, comunque, chiesi ai biologi di stendere un protocollo: e fecero una sintesi che, naturalmente, era ben lontana da un protocollo medico". Vannoni ha spiegato che il progetto prevedeva "l'alleanza" con il Centro trapianti piemontese, ma che il suo referente, il professor Antonio Amoroso, si dimise dal comitato scientifico allestito dalla Regione. "Fu un segnale chiarissimo".

 "Ero solo un paziente entusiasta, volevo aiutare la ricerca": lo ha detto Davide Vannoni al tribunale di Torino dove oggi è comparso al processo in cui è imputato di tentata truffa alla Regione Piemonte. Vannoni aveva chiesto un finanziamento, nel 2006, per allestire un laboratorio e fare arrivare dall'Ucraina due specialisti. "Ero stato in cura lassù - ha ricordato - e la documentazione certificò un recupero dell'uso dei muscoli facciali di oltre il 30%. Una cosa molto rara".
   

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