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Tav, nuovi disordini al cantiere dopo la marcia pacifica

In serata pietre contro polizia, ferita una funzionaria

La marcia popolare è stata pacifica, come annunciato dagli organizzatori. Ma quando è calata la notte, attorno al cantiere della Torino-Lione sono ripresi i disordini, con un nuovo assalto al cantiere e il lancio di pietre contro le forze dell'ordine - ferita una funzionaria di polizia - che hanno risposto con lacrimogeni e idranti. Una scena già vista molte volte nella Valle di Susa in cui si lavora alla nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità. E che cancella di colpo gli slogan, i balli e le canzoni della protesta alla luce del sole. Circa 250 gli attivisti in serata hanno preso d'assalto le recinzioni, nella zona dei vigneti dell'Avanà. A scatenare l'attacco, partito dalla zona di Gravella, dove molti antagonisti si erano radunati alla fine della manifestazione pacifica di oggi pomeriggio, il fermo, a scopo di identificazione, di Turi Vaccaro. Il noto attivista pacifista No Tav, che oggi ha preso parte al sitin in Val Clarea, nei giorni scorsi era stato protagonista di un blitz nella ditta Martina di Susa, impegnata nei lavori della Torino-Lione, e aveva danneggiato un suo mezzo versando acqua e sabbia nel serbatoio. Rilasciato poco dopo il fermo, agli occhi degli antagonisti la notizia che Turi Vaccaro 'fosse nelle mani del nemico' è stata la scintilla che ha acceso la miccia della protesta violenta. E che, dopo l'assalto di giovedì notte a colpi di razzi e bombe carta, ha fatto tornare la guerriglia. "I soliti delinquenti, pronti a vanificare tutto ciò in cui i pochi cittadini valsusini credono", è uno dei numerosi commenti sui social network scatenati dall'azione di forza di questa sera. "Come volevasi dimostrare - scrive su Facebook il vicepresidente della Commissione Trasporti del Senato, Stefano Esposito (Pd), noto per le sue posizioni a favore della Torino-Lione -: nel pomeriggio marcia pacifica di un migliaio, scarso, di No Tav senza incidenti, stasera la solita teppaglia anarco/autonoma. Spero ne arrestino qualcuno". L'attacco rappresenta una sconfitta per il movimento che nel pomeriggio aveva sfilato pacificamente per i sentieri della Val Clarea con le bandiere e, al collo, il foulard del treno crociato di rosso. E che, con slogan, balli e canti, aveva respinto l'accusa di essere "a due facce" mossa dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, proponendo di sé stesso l'immagine di "un popolo sempre in marcia per difendere il proprio futuro".

 

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