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Oltretevere

Vittima Hiroshima, vi racconto l'inferno

Yoshiko Kajimoto racconta davanti al Papa la tragedia 74 anni fa

di Manuela Tulli HIROSHIMA (GIAPPONE)

 (ANSA) - HIROSHIMA (GIAPPONE), 24 NOV - Una luce blu all'improvviso nel cielo. E poi si scatena l'inferno. A raccontare quella terribile giornata vissuta da Hiroshima e dal mondo, il 6 agosto del 1945, è una signora gentile, minuta, dall'eleganza composta, con il suo sobrio completo blu e il filo di perle. Yoshiko Kajimoto ha 88 anni ed è una delle sopravvissute all'ecatombe dopo il lancio della bomba atomica sulla cittadina giapponese. Allora aveva 14 anni e frequentava la terza media ma tra un libro e l'altro lavorava anche in fabbrica. Era lì quando "una luce blu ha attraversato la finestra". Tutto è crollato e lei a fatica è uscita dalle macerie. Lo ha raccontato davanti al Papa nell'incontro per la pace di questo pomeriggio. La voce sottile, ancora provata. Ma anche la fermezza di chi vuol far conoscere la tragedia vissuta in prima persona perché questo non venga dimenticato e possa essere tramandato, come un monito, alle generazioni future.
    Quando riesce a liberarsi dai detriti si accorge che "tutti gli edifici circostanti erano stati distrutti. Era buio come se fosse già sera e puzzava come di pesce marcio. Presto nel quartiere scoppiò un incendio e i compagni che non potevano camminare furono evacuati su alcune barelle. Io stessa ho aiutato portandone una. Lungo la strada, c'erano persone che camminavano fianco a fianco come fantasmi; persone il cui corpo era così bruciato che non riuscivo a differenziarli tra uomini e donne, i capelli dritti, i volti gonfi, le labbra pendenti, con entrambe le mani tese e con la pelle bruciata che penzolava.
    Nessuno in questo mondo - sottolinea la sopravvissuta - può immaginare una simile scena infernale".
    Il Papa è accanto a lei e l'ascolta profondamente. Francesco ha fatto migliaia di chilometri per essere in questa cittadina del sud del Giappone il cui nome è entrato nella storia ed è il simbolo della disfatta dell'umanità causata dalle sue stesse scelte.
    "Nei giorni seguenti - prosegue Yoshiko - i cadaveri iniziarono a marcire e un fumo bianco avvolgeva tutto: Hiroshima era diventata un forno crematorio. Per molto tempo non sono riuscita a rimuovere il cattivo odore dal mio corpo e dai miei vestiti".
    Quella mattina anche suo padre e sua madre si erano salvati ma gli effetti delle radiazioni dell'atomica comparsero negli anni sotto forma di tumori inestirpabili che hanno portato i suoi genitori alla morte dopo anni di sofferenze. "Due terzi del mio stomaco mi sono stati rimossi a causa del cancro nel 1999.
    La maggior parte dei miei amici sono morti a causa del cancro.
    Inoltre, a causa delle radiazioni, 74 anni dopo soffro di leucemia". Ma ha deciso di testimoniare ancora una volta, qui ad Hiroshima, davanti al Papa. "Lavoro duro per testimoniare che non dobbiamo mai più usare tali terribili bombe atomiche né permettere che nessuno al mondo debba sopportare tale sofferenza".(ANSA).
   

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