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Prizren, 'Firenze dei Balcani', esempio convivenza religiosa

Insieme musulmani, sufi, cattolici, ortodossi, ebrei

27 dicembre, 13:41
(ANSA) - PRIZREN - Un mosaico di religioni e etnie: albanesi, turchi, bosniacchi, gorani, rom, musulmani, sufi, ortodossi, cattolici e una piccola comunità ebraica. E' questa l'essenza di Prizren, soprannominata la 'Firenze del Kosovo', per edifici quali la moschea di Sinan Pasha (1615), la più antica del Kosovo e quella dal minareto più alto di tutti i Balcani, la madrasa, il hammam di Gazi Mehmnet Pasha (1573-74) in funzione fino al 1926, il piccolo museo etnografico e quello archeologico o le sue Tekke (conventi sufi) tra cui quella halveti, risalente al 1605 che conta circa 15 mila fedeli ed è attiva ininterrottamente dal 1713. Un triangolo religioso, dove a pochi passi dalla moschea di Sinan Pasha con i suoi interni affrescati, si trovano la chiesa ortodossa di San Giorgio, poi la cattedrale cattolica della Madonna del soccorso (del 1870), o sulle alture verso la fortezza, la chiesa ortodossa di San Salvatore del 1330 seguita dalla chiesetta ortodossa di san Nicola (del 1331).

Prizren è anche nota per il suo artigianato, con la lavorazione - sin dal 1400 - della filigrana. Ogni anno, fanno sapere dall'Associazione delle Agenzie di Sviluppo regionale del Sud, la città visitata annualmente da circa 100 mila turisti provenienti soprattutto da Albania, Germania, Turchia, Repubblica Ceca, Gran Bretagna, Giappone e Francia. Fra i suoi 117 mila abitanti, Prizren conta anche alcune famiglie ebree. A custodirne la memoria, è il presidente della piccola comunità, Votim Demiri. Fino alla seconda guerra mondiale, ricorda, gli ebrei in Kosovo erano circa 550, le sinagoghe erano due, entrambe a Pristina, c'erano due grandi cimiteri - di cui uno a Prizren - un'anagrafe e una scuola ebraica. ''Oggi in tutto il Paese siamo soltanto 56''. Per questo, la comunità si ritrova per le festività insieme con quelle che vivono in Macedonia, Serbia, Bosnia, Montenegro e Croazia. ''Finora - avverte Demiri - la tolleranza è stata la chiave di questa città, ma siamo in un equilibrio dinamico''. Le cose - conclude - ''possono cambiare in 24 ore''.

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