Percorso:ANSA > Nuova Europa > Dossier e Analisi > Energia, Nuova Europa ha ancora risorse, Italia a rischio

Energia, Nuova Europa ha ancora risorse, Italia a rischio

Studio, incombente esaurimento petrolio, gas e carbone

21 maggio, 17:09

di Stefano Giantin

 

(ANSA) - TRIESTE - Un'esplosiva crisi energetica causata dall'imminente esaurimento di fondamentali risorse naturali non rinnovabili è potenzialmente alle porte in quasi tutta l'Europa occidentale, con picchi in Francia, Italia, Gran Bretagna e, in misura minore, in Germania. Problemi che invece toccano meno l'area della 'Nuova Europa', quella centro-orientale e i Balcani, che invece nasconde ancora importanti riserve di carbone, gas e petrolio.
La rivelazione è contenuta in uno studio prodotto dal team del centro di ricerca Global Sustainability Institute dell'università inglese Anglia Ruskin, che lavora al progetto Global Resource Observatory (GRO), di cui ANSA Nuova Europa ha avuto visione. Nell'analisi e nelle mappe pubblicate, elaborate raccogliendo i dati più recenti sulle riserve di risorse naturali non rinnovabili e sul loro consumo attuale, si evidenzia che nell'Europa occidentale, a parte Paesi Bassi e Danimarca (10-30 anni di riserve) e Norvegia (più di 100 anni), con i ritmi di consumo odierni i giacimenti di gas naturale rimarranno a secco nei prossimi 5 anni. A Est, fanno eccezione Polonia e Croazia (5-10 anni), Serbia e Ucraina (10-30 anni) e l'Albania (più di 100).
Quadro negativo anche per l'oro nero. I giacimenti in Europa si dovrebbero esaurire, secondo lo studio, entro 2 anni nella maggior parte del continente, con l'eccezione della Danimarca (10-30 anni di riserve), della Gran Bretagna (2-10 anni) e della Norvegia (+100). Petrolio che potrà invece ancora essere estratto in Bielorussia, Ucraina, Romania, Serbia, Croazia per altri 10-30 anni e in Albania (30-100 anni). A macchia di leopardo è infine anche la disponibilità di carbone. Se la Germania può contare su riserve praticamente illimitate, per più di 250 anni, la gran parte dell'Europa occidentale che ha ancora attive le miniere di carbone rimarrà a bocca asciutta nel giro di 5-10 anni. Il futuro dell'estrazione? A Est e nell'Europa centrale. In Slovacchia, Slovenia, Macedonia, Montenegro, Grecia le riserve stimate dal Global Sustainability Institute garantiscono ancora dai 30 ai 100 anni di prelievo, con picchi in Polonia (34 anni) e Bulgaria (73 anni). Anni che salgono a oltre 100 in Bosnia-Erzegovina, Serbia, Albania, Ucraina e Bielorussia.
La Russia? Ha oltre 50 anni di provviste di petrolio a disposizione nel sottosuolo, 100 di gas e 500 di carbone, sottolinea una nota a corredo del rapporto firmato dal Global Sustainability Institute. Nello stesso comunicato, i ricercatori che hanno sviluppato lo studio segnalano che l'Italia ha meno di un anno di riserve di gas e carbone, un anno per quanto riguarda il petrolio. La Gran Bretagna va leggermente meglio (5,2 anni di petrolio, 4,5 di carbone, 3 di gas). Numeri, quelli relativi a Londra, che hanno avuto ampia eco sulla Bbc, che ha titolato oggi un'analisi sul rapporto ''Gran Bretagna, petrolio, carbone e gas finiti fra cinque anni''. Ma se Londra si preoccupa, anche Berlino non può dormire sonni tranquilli. Se le riserve di carbone tedesche sono ancora ricchissime, lo stesso non si può dire di quelle di petrolio (meno di un anno) e gas naturale (2 anni).
Come ha specificato Aled Jones, direttore del Global Sustainability Institute (Gsi), ''le mappe dimostrano la vulnerabilità di alcune parti d'Europa e disegnano un quadro di economie europee altamente indebitate, sempre più sotto pressione per i prezzi globali dell'energia, in aumento''. ''È vitale'', aggiunge Jones in un comunicato, che ''chi scrive l'agenda politica dell'Europa comprenda la nostra fragilità economica. L'Ue sta diventando sempre più dipendente da vicini ricchi di risorse, come Norvegia e Russia, e questo trend continuerà se non saranno intraprese azioni decisive'' innovative, puntando sulle rinnovabili, l'eolico, l'energia prodotta dalle onde, il solare. Il rapporto, spiega invece all'ANSA Irene Monasterolo, ricercatrice italiana al CERIS-CNR e collaboratore al rapporto del GSI, ''punta a informare i policy-makers sull'attualità del ruolo dei limiti delle risorse non rinnovabili per lo sviluppo socio-economico''. C'è ''l'urgenza'', chiosa la ricercatrice, di ''un'azione a livello politico per l'introduzione di misure a supporto di investimenti in crescita verde, per una gestione più resiliente delle risorse limitate che garantisca la qualità della vita delle generazioni future e del pianeta''. (ANSA).

© Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati