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Clima: Cop24 nel segno del compromesso, tra luci e ombre

Delusa Greenpeace, 'nessun impegno' concreto. Critico il Wwf

19 dicembre, 18:40
(di Stefano Giantin) (ANSA) - BELGRADO, 19 DIC - Discussioni interminabili prolungatesi oltre le due settimane previste. Polemiche, proteste, tentativi di avvicinamento, infine un accordo di compromesso arrivato in extremis e a fatica, che ha lasciato molto amaro in bocca, in particolare agli ambientalisti. È di qualche luce ma anche di diverse ombre il bilancio della Conferenza Onu sul clima "Cop24", svoltasi a Katowice (Polonia).

A Katowice i quasi 200 Paesi che avevano firmato nel 2015, l'accordo di Parigi sul clima, hanno raggiunto una nuova intesa, ma meno ambiziosa di quanto si sperasse, non recependo del tutto gli avvertimenti del Segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres. Questi aveva ricordato aprendo i lavori di Cop24 che quella del clima è "una questione di vita o morte".

Toni analoghi a quelli del gruppo di esperti intergovernativi dell'Onu sul clima (Ipcc), che nell'ultimo rapporto dell'ottobre scorso avevano indicato l'urgenza massima di contenere l'aumento medio della temperatura globale entro gli 1,5 gradi Celsius.

Qualcosa a Katowice, tuttavia, si è mosso. Fra le intese raggiunte, quella che prevede norme comuni per garantire più controllo e trasparenza sui progressi dell'azione globale contro il global warming, ma anche la 'deadline' del 2020 per presentare piani climatici nazionali più rigidi. Il regolamento firmato a Katowice rende anche operativo l'accordo di Parigi, che indicava l'obiettivo di contenere entro fine secolo l'aumento medio della temperatura globale nei 2 gradi, meglio 1,5, rispetto ai livelli preindustriali. I Paesi più ricchi hanno promesso di aumentare i finanziamenti per il clima, per dare più fiducia ai più poveri, preoccupati di non riuscire a fronteggiare le minacce dei cambiamenti. Si è deciso che la Cop25 si terrà in Cile nel 2019, con un 'pre-Cop' in Costa Rica.

Il segretario Guterres, alla fine del vertice, ha affermato che "l'approvazione del programma di lavoro sull'accordo di Parigi è base per un processo di trasformazione che richiederà un'ambizione rafforzata dalla comunità internazionale. E d'ora in poi, le mie cinque priorità saranno: ambizione, ambizione, ambizione, ambizione e ambizione", un riferimento ai temi della mitigazione, dell'adattamento, della finanza, della cooperazione tecnica, della creazione di capacità e dell'innovazione tecnologica. Ma dopo Katowice i delusi sono tanti, in testa Greenpeace. "Nonostante solo due mesi fa l'Ipcc abbia lanciato un chiaro allarme, affermando che restano a disposizione solo 12 anni per salvare il clima del Pianeta, la Cop24 si è conclusa senza un chiaro impegno a migliorare le azioni da intraprendere contro i cambiamenti climatici", ha affermato Greenpeace. "Se è vero che la Cop24 ha approvato un regolamento relativo alla applicazione dell'accordo di Parigi, a dispetto delle attese non è stato raggiunto alcun impegno collettivo chiaro per migliorare gli obiettivi di azione sul clima, i Nationally Determined Contributions (Ndc)", ha aggiunto.

Poco meno tranciante il giudizio del Wwf, che ha accolto "con favore i progressi verso l'adozione di un 'Libro delle regole' per rendere operativo l'accordo di Parigi e anche i segnali di volontà di aumentare le ambizioni venuto dalla Conferenza Onu, ma ancora non siamo al livello di accelerazione dell'azione necessario per affrontare l'emergenza climatica". Per il Wwf, inoltre, in Polonia c'è stata "poca chiarezza su come si debba contabilizzare il finanziamento sul clima fornito dai paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo, su come si raggiungerà l'obiettivo dei 100 miliardi entro il 2020 o sarà concordato l'obiettivo finanziario globale dopo il 2025". Sono ombre, queste, che dimostrerebbero la "fondamentale mancanza di comprensione della nostra attuale crisi climatica da parte di alcuni Paesi". Dura anche Legambiente, che ha parlato di un vertice chiuso, "senza una chiara e forte risposta dei governi all'urgenza della crisi climatica, evidenziata dal recente rapporto dell'Ipcc". La posizione è in linea con Climate Action Network (Can), che raggruppa oltre 1.300 Ong in 120 Paesi. Can ha puntato il dito contro gli Usa e Arabia Saudita, 'colpevoli' di prendere sottogamba il problema del clima. Ma anche contro i governi in generale, che "non hanno risposto con la volontà politica di affrontare l'urgenza della crisi climatica". Come tante volte suggerito da esperti e scienziati. (ANSA).

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