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Visioni di estrema destra sempre piĆ¹ condivise

Populismi e nazionalisti crescono nell'Europa centro-orientale

03 aprile, 20:26
(ANSA) - ZAGABRIA, 03 APR - Il primo ministro della Polonia sostiene che gli ebrei hanno preso parte alla loro stessa distruzione nella Shoah. Il suo collega ungherese dichiara che il ''colore'' degli europei non dovrebbe mescolarsi con quello degli africani e degli arabi. E il presidente croato ha ringraziato l'Argentina per aver dato il benvenuto a noti criminali filo-nazisti dopo la seconda guerra mondiale. Dopo il secondo conflitto mondiale, visioni di questo genere erano considerate tabù in Europa, confinate a frange di estrema destra. Oggi vengono apertamente espresse da alcuni leader politici che guidano maggioranze di governo in Europa centrale e orientale.

''C'è qualcosa di più vasto che si sta sviluppando in quest'area, un discorso patriottico e ultra-conservatore, attraverso il quale idee di estrema destra sono riuscite a diventare idee condivise dalla massa della popolazione'', ha detto Tom Junes, storico e ricercatore di Sofia, Bulgaria. In molti luoghi, lo spostamento verso destra ha incluso la riabilitazione dei collaborazionisti filo-nazisti, spesso combattenti e gruppi celebrati come anti-comunisti e difensori della liberazione nazionale. In Ungheria e in Polonia, i governi stanno erodendo l'indipendenza della magistratura e dei media, portando i gruppi di attivisti per i diritti umani a denunciare che la democrazia è minacciata proprio in vaste parti di una regione che si è liberata delle dittature spalleggiate da Mosca nel 1989.

Alcuni analisti dicono che la Russia sta segretamente aiutando gruppi estremisti per destabilizzare le democrazie liberali occidentali. Ma se questa supposizione è difficile da provare, è chiaro che la crescita dei gruppi radicali ha spinto i partiti moderati e conservatori a virare verso la destra per mantenere i propri elettorati. E' questo il caso dell'Ungheria, dove il primo ministro Viktor Orban e il suo partito, Fidesz, hanno conquistato nuovi elettori con una sempre più aggressiva campagna anti-immigrati. Orban, che è amico del presidente russo Vladimir Putin, è stato anche il primo leader europeo a dare il suo sostegno a Donald Trump nella campagna presidenziale negli Stati Uniti nel 2016. Nel 2015 Orban ha messo delle barriere di filo spinato lungo i confini del Paese per impedire ai migranti di attraversarlo, e da sempre lancia il suo allarme apocalittico sull'Occidente che andrebbe incontro al suicidio se l'immigrazione dovesse continuare.

Orban è sempre stato ossessionato dalla demonizzazione del finanziere e filantropo George Soros, e lo ritrae come un avvocato difensore della immigrazione incontrollata verso l'Europa. In un suo recente discorso, Orban ha attaccato Soros con termini che echeggiava stereotipi antisemiti del 20 secolo.

Pure nella vicina Polonia, il linguaggio xenofobico è molto in voga. Il leader del partito di governo, Jaroslaw Kaczynski, sostenne che i migranti hanno portato ''parassiti'' prima delle elezioni del 2015. E quando i nazionalisti hanno tenuto una grande marcia giorno dell'Indipendenza in novembre - dove alcuni partecipanti inalberarono cartelli che richiamavano a una ''Europa Bianca'' e ''Sangue pulito'' - il ministro degli Interni la definì uno ''spettacolo bellissimo''.

Il governo polacco è stato protagonista di un'aspra disputa con Israele e con le organizzazioni ebraiche riguardo a una legge che criminalizzava coloro i quali avessero accusato la Polonia di essere in parte responsabile di crimini nel periodo della Shoah. Con una scia di tensioni crescenti, lo scorso febbraio il primo ministro Mateusz Morawiecki visitò la tomba a Monaco di Baviera di un gruppo di polacchi che aveva collaborato con i nazisti.

Sulla stessa lunghezza d'onda, il polacco Arkadiusz Karbowiak ha affermato che i processi di Norimberga contro i criminali nazisti sono stati possibili ''solo per il ruolo centrale svolto dagli ebrei nella loro organizzazione''.

In tutta la regione dell'Europa centrale e orientale, Rom e Sinti, Musulmani, Ebrei e altre minoranze hanno espresso molta preoccupazione per il loro futuro. Ma i nazionalisti insistono nel dire che non stanno propagando odio. Sostengono che stanno difendendo la loro sovranità nazionale e lo stile di vita cristiano contro la globalizzazione e il massiccio afflusso di immigrati che non si assimilano.

I Balcani, insanguinati dai conflitti etnici negli anni Novanta, stanno ora assistendo a un'ascesa del nazionalismo, soprattutto in Serbia e in Croazia. La Croazia si è spostata decisamente a destra sin dal suo ingresso nell'Unione europea nel 2013. Alcuni ufficiali hanno negato l'Olocausto o hanno riabilitato il regime Ustascia, ultra-nazionalista e filo-nazista, che uccise decine di migliaia di ebrei, serbi, Rom e antifascisti croati.

In una recente visita in Argentina, la presidente croata Kolinda Grabar-Kitarovic ha ringraziato il Paese per aver offerto rifugio dopo la guerra a croati che appartenevano al regime Ustascia. Il cacciatore di criminali nazisti Efraim Zuroff del centro Wiesenthal ha definito questa dichiarazione ''un orrendo insulto alle vittime''. Grabar-Kitarovic ha detto di non aver avuto l'intenzione di glorificare un regime totalitario.

Nel frattempo, in Bulgaria, Paese che ha la presidenza di turno dell'Ue, il governo include l'Alleanza di estrema destra e i Patrioti Uniti, i cui membri hanno fatto saluti nazisti.

Junes, ricercatore di Sofia, dice che anche i crimini di odio stanno crescendo in Bulgaria, cosa che ha destato poca preoccupazione in Occidente, poiché il Paese tiene sotto controllo il proprio debito pubblico e non mette in discussione il consenso filo-occidentale, diversamente da Ungheria e Polonia.

Mentre gruppi populisti e di estrema destra stanno crescendo in diverse aree dell'Europa occidentale, stati come Ungheria e Polonia si rivelano ancora più vulnerabili, ha detto Peter Kreko, direttore dell'Istituto Politico Capital, think tank con sede a Budapest. ''Nelle più giovani e fragili democrazie, il populismo di destra è più pericoloso perché può indebolire e persino demolire le istituzioni democratiche''. (ANSA).

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