(ANSA) - ROMA - ''Una Ue a due o più velocità è per noi
inammissibile. La Dichiarazione di Roma conteneva tutto ciò che
per noi era importante. Per questo abbiamo firmato. Ma serve più
integrazione. Sul come raggiungerla, pensiamo sia il momento di
dare ascolto ai Paesi di Visegrad'' (Polonia, Ungheria,
Repubblica Ceca e Slovacchia, o anche V4, ndr). A fare il punto
della situazione a due giorni dalle celebrazioni dei 60 anni dei
Trattati di Roma è il portavoce del governo ungherese, Zoltan
Kovacs, che a Roma ha incontrato alcuni media italiani. ''La
Dichiarazione di Roma - commenta - invia un messaggio molto
chiaro: il progetto europeo deve continuare. Ma le regole vanno
preservate e rispettate. Negli ultimi sei anni nessuno lo ha
fatto''. L'Ungheria è stata più volte accusata di ''non
rispettare i valori fondanti della Ue, ma non è così''. Il
governo Orban, insiste Kovacs, ''difende quanto previsto dai
Trattati. Le regole, precisa riferendosi alla questione dei
migranti, ''prevedono la difesa delle frontiere''. E con i suoi
due muri lungo il confine serbo - il secondo dovrebbe essere
ultimato a maggio - l'Ungheria ''lo sta facendo''. Per Budapest
ripete, ''non si tratta di crisi di rifugiati, ma di migranti
economici e come tali vanno trattati altrimenti si commette un
errore storico. Per noi essere rifugiati non è un diritto, ma
uno stato''. Sul territorio ungherese ''abbiamo registrato
arrivi da ben 104 Paesi diversi, il che dimostra non si tratti
di una crisi dovuta a una determinata area del mondo in
difficoltà''. Quel che l'Ungheria non accetta, aggiunge, è il
segnale che alcuni Paesi (fra cui l'Italia) mandano, che ''in
Europa si può venire, perché non si verrà rimpatriati. Un
messaggio che l'Ungheria rifiuta'', come rifiuta ''l'idea che
l'Islam possa integrarsi. Si tratta di una pura illusione''.
Nessuna integrazione nella nostra società e nella nostra cultura
è possibile.
Se sulla questione dei rimpatri, dei ricollocamenti e
dell'accoglienza la posizione del governo magiaro appare
irrimediabilmente in contrapposizione con ''alcuni Paesi
dell'Europa occidentale - in primis l'Italia che, come ribatte
Kovacs ''ci hanno ricattato politicamente'' - con il gruppo V4
le posizioni sono convergenti. E' giunto il momento di dare loro
spazio. E, come lui stesso ricorda, il gruppo di Visegrad - che
esiste da oltre 20 anni - è riuscito a fare la quadra in tema di
migranti. ''Le nostre visioni sono diverse su molti temi'', ma
su quello dell'accoglienza il blocco dell'Est è rinato. Se le
divergenze fra i Paesi Ue sul piano politico appaiono
macroscopiche a livello economico il governo ungherese appare
più possibilista, parlando di ''possibili future sinergie''. Nei
confronti dell'Italia la posizione di Budapest continua a essere
rigida - il governo Renzi - sottolinea Kovacs - ''ci
ricattava''. Nessuna chiusura, invece, nei confronti di Roma sul
piano economico replica. Anzi, ''l'Italia rappresenta il nostro
quinto partner commerciale e per le imprese italiane ci sono
buone opportunità di penetrazione nel mercato ungherese''.
(ANSA).
© Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati