La notte è trascorsa tranquilla
nel nord del Kosovo, dove anche oggi gruppi di serbi locali si
stanno radunando nuovamente davanti ai municipi di Zvecan,
Leposavic e Zubin Potok in nuove manifestazioni di protesta per
chiedere l'allontanamento dei sindaci di etnia albanese eletti
il 23 aprile scorso e il ritiro delle unità di polizia kosovara
dal nord a maggioranza serba. 'Noi non siamo criminali, vogliamo
solo la libertà', 'Non ci caccerete dalle nostre case',
'Vogliamo la pace, non lacrimogeni e bombe stordenti', queste
alcune delle scritte su cartelli e striscioni mostrati dai
dimostranti a Zvecan, teatro dei violenti scontri del 29 maggio
scorso tra manifestanti serbi e truppe Kfor, con un bilancio di
trenta militari Nato feriti - 11 italiani e 19 ungheresi - e una
cinquantina di serbi. Tutti i soldati italiani feriti sono in
via di miglioramento. Nei tre Comuni del nord interessati dalle
proteste resta massiccia la presenza di polizia kosovara e delle
truppe Kfor, schierate a protezione degli edifici comunali e dei
punti nevralgici di acceso alle cittadine. Ieri l'Alto
rappresentante Ue Josep Borrell, dopo incontri separati con i
presidente serbo Aleksandar Vucic e kosovaro Vjosa Osmani, a
margine del vertice della Comunità politica europea di Chisinau,
ha indicato tre richieste precise per sbloccare la "situazione
pericolosa" nel nord del Kosovo: nuove elezioni locali,
garantire la partecipazione dei serbi del Kosovo e avviare i
preparativi per l'Associazione/Comunità delle municipalità a
maggioranza serba in Kosovo. In caso contrario, ha avvertito
Borrell, vi saranno "gravi conseguenze per le nostre relazioni".
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