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Lavoro: Erste, Est dovrà 'aprirsi' a migranti economici

Per far fronte a trend demografici negativi ed emigrazione

16 gennaio, 21:10
(ANSA) - BELGRADO, 16 GEN - Una "popolazione in età da lavoro che si restringe" è un fattore negativo per il potenziale di crescita di vari Paesi dell'Europa centro-orientale e un peso per le casse dello Stato. E i governi della regione potrebbero dover considerare in futuro una "politica più aperta" verso i "migranti economici". Lo suggerisce un nuovo studio di Erste Group Research, focalizzato sulle sfide, nell'Europa dell'Est e Centrale, per il prossimo decennio. Area, ricorda il rapporto, che "durante il primo decennio dopo la transizione", ha sperimentato "un sensibile calo del tasso di natalità". Inoltre, le dimensioni del fenomeno migratorio verso altri Stati Ue dopo l'adesione "ha rafforzato i trend demografici negativi" nella regione. Fra i Paesi più colpiti, la Romania, con più di tre milioni di cittadini che oggi vivono in un altro Paese membro Ue, seguita dalla Polonia, con più di 2,5 milioni. Altre nazioni della regione, come Repubblica Ceca e Slovenia, hanno sperimentato fenomeni di emigrazione molto meno marcati. A rendere il quadro più fosco, il fatto che chi "decide di emigrare è generalmente fra le persone con più qualificazioni nei propri Paesi".

Nella regione, a causa di queste tendenze, sta aumentando il problema della carenza di manodopera, ha ricordato Erste, una situazione che ha già "costretto le aziende locali ha diventare più aperte e più proattive nel cercare lavoratori all'estero, specialmente in Paesi fuori dalla Ue", in particolare in Ucraina e in Serbia. In futuro, gli Stati della regione - ha aggiunto Erste Group Research - oltre a focalizzarsi nell'aumentare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro, "potrebbero non avere altra scelta che quella di seguire una politica più aperta verso i migranti economici se i loro mercati del lavoro continueranno a restringersi".

Lo studio segnala anche possibili rischi per il mercato del lavoro derivanti "dall'automazione" e consiglia i Paesi dell'Europa centro-orientale a prepararsi per tempo a una potenziale riduzione futura dei fondi di coesione Ue, riservando una quota maggiore del proprio budget per investimenti pubblici.

(ANSA).

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