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Austria: Sebastien Kurz, l'astro nascente di Vienna

A 30 anni il più giovane capo partito della Repubblica

15 maggio, 10:30

di Karlo Ruzicic-Kessler, Accademia delle Scienze Austriaca

 

(ANSA) - TRIESTE - Sebastian Kurz è già da tempo l'astro nascente della politica austriaca. Domenica è stato scelto come successore alla guida del Partito Popolare (Oevp) dopo le dimissioni di Reinhold Mitterlehner. A soli 30 anni, Kurz diventa così il più giovane capo di partito nella storia della repubblica austriaca.

La sua ascesa al potere è stata condizionata dalla politica interna viennese degli ultimi anni. Come capo della sezione giovanile della Oevp di Vienna, si fece un nome durante la campagna elettorale comunale del 2010. La sua formula "Schwarz macht Geil/Il nero fa 'figo'" (tradizionale colore del centro-destra austriaco) gli diede una reputazione nazionale mentre fu deriso da altri politici. L'utilizzo della "Geil-o-Mobil/La Figo-Mobile", un Suv nero, durante la campagna, fu il punto di riferimento per il suo lavoro. Con queste azioni, che oggi possono essere scusate dalla giovane età, Kurz cercò di presentare il partito di centro-destra come una forza moderna. I risultati delle elezioni viennesi non gli diedero ragione. Però Kurz diventò una stella politica all'età di 24 anni.

La decisione nel 2011 di mettere lo studente di giurisprudenza (fino ad oggi non ha completato i suoi studi) a capo della Segreteria per l'integrazione del governo di coalizione socialdemocratico-popolare, guidato da Werner Faymann, lo rese il più giovane esponente di questo rango nella storia della repubblica. A questo punto era già chiaro che le future speranze della Oevp risiedevano in questo personaggio con poca esperienza politica.

In molti si aspettavano un sicuro tracollo di Kurz di fronte alle esigenze della vita governativa. Al contrario di queste aspettative, egli brillò nella politica al centro del potere di Vienna. Come Segretario di Stato riuscì a promuovere una politica sobria in un ambiente molto delicato. All'interno del suo partito fu lodato per essere riuscito nell'intento di formare una politica concreta. La possibilità di raggiungere la nazionalità austriaca più velocemente per gli immigrati, impiegandosi nel lavoro volontario e imparando il tedesco a buon livello e lo stanziamento di fondi per l'integrazione dei bambini già in età prescolare, sono alcune delle sue vittorie politiche.

L'intervallo alla Segreteria per l'integrazione fu seguito nel 2013 dalla nomina a Ministro degli Affari Esteri nel secondo governo Faymann. A soli 27 anni Kurz raggiunse una carica sì prestigiosa, che però non lo esponeva più di tanto al dibattito interno. Insomma, per la Oevp si trattava di un'occasione per mettere in prima linea il suo giovane prodigio, senza rischiare la fine precoce della sua carriera politica. In effetti, Kurz dimostrò di essere un abile oratore e di comprendere come pochi l'umore della popolazione austriaca. Il suo incarico lo mise in primo piano durante la cosiddetta "crisi europea dei migranti".

Durante i suoi colloqui con esponenti dell'Ue scelse più volte una politica dura verso l'immigrazione dall'Africa e dal Medioriente, ottenendo grande popolarità presso il pubblico austriaco. Propagò la formula della quota massima all'immigrazione, condivise l'intento di chiudere la "rotta balcanica" e quella mediterranea, si impegnò per una soluzione in concomitanza con la Turchia. Non è un caso se questo giovane esponente del Partito Popolare divenne uno dei politici più amati in Austria, un paese che guarda con sempre più scetticismo verso i fenomeni d'immigrazione. Anche dopo la destituzione di Faymann nel 2016 e la nomina a cancelliere del socialdemocratico Christian Kern, la politica di Kurz rimase impressa nel dibattito pubblico austriaco. Uno dei più importanti risultati del suo operato è certamente quello di essere riuscito a togliere all'estrema destra la supremazia nei dibattiti sulla politica europea e l'immigrazione.

Nella Oevp Kurz dimostrò la sua abilità a non esporsi alle battaglie interne di un partito che è da sempre stato diretto dalle diverse esigenze all'interno dei "Buende" (associazioni), come quello degli industriali o dei contadini. Questa decentralizzazione, che per anni è stata uno dei punti forti del partito, oramai sembra diventare sempre di più un motivo di continua paralisi su scala nazionale. L'ennesima crisi di governo che si è manifestata negli ultimi mesi tra il Partito Socialdemocratico e quello Popolare, nonché le divergenze interne tra gli esponenti dei Popolari, hanno portato alle sorprendenti dimissioni del vice-cancelliere e capo partito Reinhold Mitterlehner il 10 maggio. Subito dopo questo episodio, furono aperte le questioni del seguito alla fragile alleanza governativa, nonché la futura guida del Partito Popolare.

Dopo un breve silenzio, Kurz ha accettato di mettersi alle redini del partito, formulando un duro catalogo di richieste. Le decisioni sul gruppo governativo dovranno risiedere unicamente nelle sue mani, al contrario della lunga tradizione che prevede un equilibrio tra i diversi "Buende" e le organizzazioni regionali. Questa manovra, azzardata, potrebbe riscontrare grandi opposizioni nella Oevp, se però dovesse riuscire, darà a Kurz l'occasione di formare un team a suo piacimento. Inoltre, la sua futura lista elettorale sarà autonoma, potrà contenere personalità al di fuori del Partito Popolare, ma dovrà avere pieno sostegno da quest'ultimo. La oramai sicura fine della coalizione governativa gli offrirà la possibilità di presentarsi come forte candidato alla Cancelleria di Vienna alle prossime elezioni.

Ovviamente si impone la comparazione tra Kurz e il carismatico Emmanuel Macron. Con Kurz a capo del governo austriaco sarà però spianata la strada per una coalizione con il Partito della Libertà di estrema destra (Fpoe). Il carisma è sicuramente un tratto comune nei due giovani politici europei.

Le divergenti vedute sull'Ue lo sono meno. Il compromesso con l'estrema destra è invece una formula tutta austriaca. (ANSA).

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