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Commercio estero: Pmi chiedono a Ccie orientamento a mercato

Indagine Doxa-Assocamerestero su internazionalizzazione e Ccie

24 ottobre, 13:37
(ANSA) - TRENTO, 24 OTT - Le problematiche interne che ostacolano lo sviluppo dell'attività internazionale delle aziende che ricorrono alle Ccie, oltre alla ridotta disponibilità delle risorse finanziarie necessarie, risultano la scarsa conoscenza delle opportunità offerte dai mercati esteri (per oltre la metà delle imprese, il 53,2%) e la mancanza di personale disposto ad andare all'estero (49,0%) o dotato delle conoscenze necessarie (48,8%). I dati sono di un'indagine Doxa-Assocamerestero, 'Internazionalizzazione e servizi delle Ccie: la voce delle imprese', presentata in occasione della 25/a Convention mondiale delle Camere di commercio italiane all'estero, a Riva del Garda, in Trentino. Lo studio, condotto su un campione totale di 2.028 Pmi italiane, di cui 1.107 che operano all'estero, fornisce una panoramica a 360 gradi sulle principali caratteristiche, i settori merceologici e le strategie di mercato delle imprese internazionalizzate, che vengono profilate ed analizzate anche in rapporto alle attività svolte dalle Camere di commercio italiane all'estero a sostegno dell'export e dell'internazionalizzazione di impresa.

Per quanto riguarda in generale la tipologia di servizi offerti, le Pmi richiedono alle Ccie cui si rivolgono principalmente: orientamento al mercato (72,3%); ricerca partner-fornitori (66,2%); consulenza in materia doganale (58,9%) e contrattualistica (57,9%). Inoltre più è complessa l'operazione che le aziende effettuano all'estero, più vengono individuate le Ccie come interlocutore di fiducia e qualificato sui mercati esteri. Le aziende scelgono infatti di farsi affiancare dalle Ccie soprattutto per attivare partnership transnazionali sul tema della R&S-trasferimento tecnologico (36,5%) e per insediare all'estero parte del processo produttivo (un terzo delle imprese, il 33,7%); e svolgono la loro attività d'impresa attraverso una controllata (37,3%) oppure grazie alla presenza diretta con filiali e joint venture commerciali (37,2%).

Se si guarda all'utilizzo dei diversi enti della promotion, le imprese che scelgono le Ccie (quasi la metà delle aziende internazionalizzate che conosce la rete la sceglie), ricorrono in misura maggiore rispetto alla media anche ai servizi di altri soggetti, quali ad esempio l'Ice Agenzia (58,4% contro un valore medio del 41,5%) e il Sistema camerale italiano (addirittura al 68,5% contro il 50,2% delle imprese internazionalizzate), a testimonianza di come le Camere di commercio, in Italia e all'estero, rappresentino un sistema consolidato in grado di affiancare l'azienda decodificandone le esigenze e aiutandole a far sì che l'internazionalizzazione sia una scelta consapevole e produttiva.

"Questi dati devono far riflettere. È importante che un'impresa quando decide di puntare sull'export, definisca una strategia sul medio-lungo periodo che le consenta di operare in modo efficace sui mercati esteri - afferma Gian Domenico Auricchio, presidente di Assocamerestero -. Per far ciò ha bisogno di avvalersi di partner qualificati ed affidabili che la accompagnino nel delicato e complesso processo di internazionalizzazione, indirizzandola con azioni e interventi mirati. In tale contesto, l'essere una comunità di imprese al servizio di altre imprese, la capacità di lavorare a livello multilaterale su 54 mercati e di creare relazioni stabili e durature con controparti locali, rappresentano il valore aggiunto della nostra Rete, che offriamo a tutto vantaggio dell'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese".

(ANSA).

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