(ANSA) - LUBIANA - La Slovenia non è soddisfatta della
situazione sulla rotta dei migranti nei Balcani, per questo è
necessario che tutti i paesi della regione, la Commissione
europea e Frontex si impegnino per fare di più.
Lo ha detto il segretario di Stato del ministero degli
interni, Bostjan Sefic, in un'intervista all'agenzia STA, nella
quale ha sottolineato la crescita del numero di migranti che
dalla Turchia attraverso Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia e
Slovenia arriva in Europa occidentale. E una nuova rotta sembra
essersi aperta dalla Grecia attraverso Albania, Montenegro e
Bosnia, un percorso lungo il quale l'Agenzia europea per la
guardia di frontiera e la guardia costiera (Frontex) dovrebbe
essere più attenta, ha detto Sefic.
Anche se la Slovenia non è la destinazione principale di
questi migranti, sono molti quelli che richiedono asilo nel
paese, il primo Stato dell'area Schengen lungo la rotta. Uno dei
problemi è che la Serbia ha introdotto la liberalizzazione dei
visti con l'Iran e alcuni paesi africani: "cio' significa che
queste persone entrano in Serbia in modo completamente legale",
ha proseguito Sefic, secondo il quale in questo modo circa 2.000
persone non sono rientrate in Iran alla fine di aprile. Un
simile percorso è possibile anche dalla Turchia alla Bosnia.
Al momento la Slovenia registra 50 tentativi di ingresso ogni
giorno, un numero che infastidisce Sefic, il quale ha
annunciato, anche alla luce di questo aumento, la costruzione di
nuove "barriere tecniche temporanee" in alcuni zone di confine,
soprattutto nell'area di Kolpa, il fiume che segna il confine
naturale fra Slovenia e Croazia, per dissuadere
l'attraversamento che ha già provocato vittime fra i migranti.
"Abbiamo rafforzato i controlli ai valichi di frontiera, perché
i migranti illegali si trovano nei camion e nei treni, e diamo
anche spazio a misure compensative all'interno del paese", ha
spiegato Sefic, per intercettare e rompere le reti di
contrabbandieri di esseri umani. In conclusione il segretario di
Stato ha sottolineato che le recinzioni da sole non possono
risolvere il problema, per il quale è necessaria una
supervisione d'insieme e una cabina di regia a livello
regionale.
(ANSA).
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