(di Cristiana Missori)
(ANSA) - ''L'Unione Europea è già 'à la carte'. L'Eurozona e
Schengen ne sono un esempio. Forzare eccessivamente
l'integrazione può portare a reazioni totalmente opposte: Brexit
insegna. Noi siamo per la modifica dei Trattati''. A parlare è
il ministro degli Esteri lituano, Linas Linkevicius, che oggi
pomeriggio a Roma è intervenuto a un seminario dedicato ai Paesi
baltici e all'Ue organizzato dall'Università La Sapienza. Alla
vigilia delle celebrazioni per i 60 anni dei Trattati di Roma,
sostiene, ''il progetto europeo è ben lontano dall'essere
compiuto'' e valori quali ''libertà e democrazia'' hanno ancora
''bisogno di essere difesi''. Nemmeno ''l'unione'' fra i Paesi
europei è ''scontata''. A mancare, lamenta l'ex ministro della
Difesa di Vilnius, ''è la leadership. Non soltanto in Est
Europa, come alcuni sostengono, ma anche nell'Europa
occidentale''. La crisi è sistemica. A pesare tra Nord e Sud
della Ue sono temi come sicurezza e migranti. Nella memoria
delle tre repubbliche baltiche, ricorda Linkevicius, sono ancora
impresse la lotta per la libertà e la lunga occupazione
sovietica. ''Questa incertezza - precisa - quando sei piccolo e
hai un vicino molto ingombrante, è molto forte: poco importa se
fai parte della Nato e della Ue''. Ancora oggi, ''non ci
sentiamo rilassati''. La crisi Ucraina e l'annessione della
Crimea e ancora prima la guerra in Caucaso del 2008, ''avrebbero
dovuto insegnare qualcosa''. Così non è stato, rimarca. ''Spesso
in diplomazia si sente dire che la Russia non va provocata.
Credo, che non agire, o agire troppo tardi sia provocatorio. Non
siamo russofobi ma nei Paesi baltici la propaganda russa e le
minacce asimmetriche sono all'ordine del giorno. Quanto accade
ai confini della Lituania preoccupa le istituzioni. Oltre alla
costruzione di una recinzione per controllare la frontiera con
l'enclave russa di Kaliningrad e con la Bielorussia, mettendo in
campo tecnologie moderne e fermare il contrabbando di tabacco e
alcool il ministro degli Esteri lituano ha recentemente chiesto
alla presidenza Trump ''di aumentare la presenza permanente
delle truppe Usa sul proprio territorio'', che consentirà, dice,
di creare una sicurezza esplicita''. E per il prossimo anno, fa
sapere, la Lituania porterà al 2,07% del Pil la spesa per la
sicurezza. In tema di migranti, rimane la posizione rigida del
piccolo Stato nordeuropeo. ''Terremo fede ai nostri obblighi, ma
il criterio che ci guida è che la nostra sicurezza non possa
essere messa a repentaglio per l'accoglienza''.
Con l'Italia, conclude il ministro che oggi ha avuto una serie
di incontri in Vaticano, ''i rapporti sono molto buoni. Possiamo
collaborare su vari dossier, ma vorremmo accrescere le nostre
relazioni bilaterali. Il potenziale è grande in tutti i campi
anche in quello economico''. (ANSA).
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