(di Cristiana Missori)
(ANSA) - ROMA - L'olio extravergine d'oliva italiano piace
sempre di più ai consumatori dell'Est Europa, un'area stando
agli ultimi dati diffusi da Assitol, l'Associazione italiana
dell'industria olearia, fra le più promettenti per l'export di
olio extravergine di oliva Made in Italy.
Per Assitol - che ha rielaborato i dati Istat del 2016
raffrontandoli con gli scambi registrati due anni fa - a
crescere maggiormente sono stati soprattutto: la Slovacchia, con
un aumento record del 103%; la Lettonia (+40%) e l'Ucraina
(+63%). Altri mercati, invece, vivono un consolidarsi di una
tendenza già in atto, sempre con il segno ''+'': come Repubblica
Ceca (30%), Ungheria (34%), Romania e Slovenia (25%). La Polonia
resta il Paese con l'export più importante in volume (2.300
tonnellate), registrando peraltro un aumento del 6,2%. Anche le
vendite in Russia, nonostante le tensioni internazionali, vanno
molto bene, registrando un incremento del 47%.
Nel giro di cinque anni, spiegano da Assitol, le esportazioni
nell'Europa orientale sono passate da 7mila tonnellate a oltre
12mila, con uno scatto di oltre il 70%. ''Siamo ancora lontani
dai grandi acquirenti di oli d'oliva come gli Stati Uniti'',
commenta ad ANSA Nuova Europa Angelo Cremoni, presidente del
Gruppo Olio d'oliva di Assitol. ''Ma è indubbio - prosegue - che
le statistiche indichino un interesse crescente verso i prodotti
dei grandi marchi italiani''. Oggi, spiega, ''i Paesi dell'Est
con le prospettive di mercato migliori comprano le stesse
quantità di Austria o Danimarca, che, grazie al lavoro delle
nostre aziende, ben conoscono il nostro extravergine e lo
consumano da decenni''. La popolarità dell'extravergine italiano
si spiega in parte con l'affermarsi della dieta mediterranea,
considerata ''trendy'' in questi Paesi, ma anche perché l'olio
d'oliva è diventato una sorta di status symbol per la borghesia
emergente di Paesi come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia,
Slovenia, Romania, Bulgaria e Ungheria, vale a dire le economie
emergenti dell'Europa orientale.
L'export degli industriali dell'olio verso l'Est europeo
inizia nei primi anni Ottanta. Il distacco dal blocco sovietico
accelera il processo e, ancora di più, l'entrata nell'euro, che
consente alle imprese di commercializzare più agevolmente l'olio
confezionato, a prezzi più convenienti. In alcuni Paesi, poi, il
legame con l'Italia è anche frutto della recente immigrazione,
come nel caso della Romania e della Polonia, che oggi vedono i
''nuovi italiani'' portare nelle terre d'origine le abitudini
alimentari nostrane: pasta, pane, caffè e, ovviamente, olio
extravergine d'oliva. ''Il modo più produttivo per divulgare la
cultura dell'olio d'oliva è rappresentato dal suo utilizzo nei
piatti locali'', aggiunge Cremonini. ''Lo dimostrano casi di
successo come il Giappone e, più di recente, l'India. Su questo,
è bene concentrare il nostro impegno in futuro, puntando sulla
ristorazione italiana all'estero''. Lo chef, anche per l'olio,
potrebbe essere un ottimo ambasciatore. (ANSA).
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