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Kosovo: Belgrado ricorda violenze anti-serbe di 13 anni fa

Nel marzo 2004 vittime e distruzioni di case e chiese ortodosse

17 marzo, 12:40
(ANSA) - BELGRADO - La Serbia ricorda venerdì con varie iniziative le vittime e le distruzioni dei violenti scontri interetnici e dei pogrom antiserbi avvenuti 13 anni fa in Kosovo ad opera della popolazione albanese maggioritaria. Nelle scuole di tutto il Paese la prima ora di lezione e' stata dedicata al ricordo e al dibattito su quelle violenze. In un Istituto di Belgrado sono intervenuti i ministri dell'istruzione Mladen Sarcevic e del lavoro e affari sociali Alerksandar Vulin che hanno ribadito la richiesta di giustizia nei confronti dei responsabili delle violenze e degli attacchi contro i serbi.

"Come motivazione dei pogrom anti-serbi di 13 anni fa dalla parte albanese viene indicata una enorme menzogna, e cioe' che alcuni serbi avrebbero inseguito quattro ragazzi albanesi fino a farli cadere nel fiume Ibar", ha detto Vulin. Ma la vera ragione, ha aggiunto, era l'odio contro i serbi e la volonta' di "cacciarli tutti dal Kosovo".

In una drammatica sequenza di violenze e scontri interetnici scoppiati in Kosovo il 17 marzo 2004 e protrattisi per tre giorni, estremisti kosovari albanesi diedero fuoco e distrussero 35 fra chiese e monasteri ortodossi, oltre a centinaia fra case di serbi, scuole, uffici pubblici. Dieci serbi furono uccisi, mentre undici albanesi persero la vita in scontri con le forze internazionali, un migliaio di persone rimasero ferite, decine di veicoli della missione dell'Onu Unmik furono danneggiati, mentre piu' di 4 mila serbi furono cacciati e una decina di villaggi furono sottoposti a pulizia etnica. Marko Djuric, capo dell'Ufficio governativo serbo per il Kosovo, ha detto che la situazione di oggi non e' molto diversa da quella di 13 anni fa.

Ancora oggi in Kosovo con pretesti e false motivazioni si fanno pressioni e si attacca la popolazione serba. Il Kosovo, ha osservato Djuric, e' il territorio postbellico che registra la percentuale piu' bassa di rimpatri di profughi, inferiore a quella del Ruanda. Nonostante il dialogo che le due parti portano avanti da alcuni anni con la mediazione Ue, i rapporti fra Belgrado e Pristina restano molto tesi con fasi di forte deterioramento, come quella attuale. (ANSA).

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