(dall'inviato Patrizio Nissirio) (ANSA) - ATENE - Dal palco
di piazza Syntagma Alexis Tsipras lancia nella calda serata
ateniese l'ultimo appello, al grido di 'ora decidiamo per la
nostra vita', drammatizzando il voto e sperando in una rimonta
che sa di impossibile. Perché i sondaggi sembrano indicare che
ormai i greci guardano a destra, a Kyriakos Mitsotakis, l'erede
di una delle grandi famiglie della politica greca e leader di
Nea Dimokratia. Che, con un consenso previsto attorno al 38-39%
contro il 27-29 della sinistra di Syriza, sente forte il profumo
della vittoria. Domenica in Grecia ci sono le elezioni politiche
anticipate, il primo voto dopo la fine dei memorandum, gli
accordi con i creditori internazionali che hanno salvato il
Paese in cambio di una feroce austerità che ha impoverito molti,
tassato pesantemente alcune fasce della popolazione, e creato un
generale clima di depressione tra i greci. Tsipras, oggi 44enne,
giunse al potere nel 2015 con la sinistra (incredibilmente)
unita di Syriza e la promessa di eliminare l'austerità e
impedire l'uscita di Atene dall'euro: dopo quattro anni - un
record per un premier ellenico - la Grecia è tecnicamente fuori
dalla crisi, l'economia cresce e così l'occupazione. Ma molti
sembrano non avvertire miglioramenti nella propria condizione,
con un malcontento che non accenna a diminuire. E così, in tanti
sembrano aver deciso di "tornare all'antico", e hanno regalato
due vittorie di peso, alle europee e alle amministrative, a Nea
Dimokratia. Mitsotakis, 51 anni, conservatore filoeuropeista, ha
condotto questa breve e tutto sommato sonnolenta campagna per le
politiche - in molti prevedono un forte astensionismo - con il
distacco di chi sente di aver già vinto. La sua parola d'ordine
"meno tasse", in particolare per il settore privato, sembra aver
conquistato molti, che accusano Tsipras di aver fatto invece la
guerra ai liberi professionisti, oggi oberati dal fisco. Tanto
sente la vittoria in tasca che lo slogan di ND, stampato su
manifesti che mostrano un Mitsotakis "al lavoro" circondato di
collaboratori, menziona una parola un obiettivo ancora più
ambizioso: "autodinamia", intendendo "autosufficienza per la
Grecia", ma anche e soprattutto in Parlamento, dove si aspira ad
un monocolore dopo anni di coalizioni. "Mi sono stufato di
vedere la Grecia come il simbolo della crisi - ha dichiarato in
occasione del comizio finale nella piazza Thisseio ad Atene -
Dobbiamo diventare un normale paese europeo". E a chi gli
ricorda che proprio gli anni del governo di cui faceva parte
(2012-2014) hanno segnato l'inizio della disastrosa crisi
replica: "Abbiamo fatto degli errori, ma ora dobbiamo lasciarci
quel periodo alle spalle". Tsipras, secondo molti osservatori ha
fatto, insieme al suo ministro dell'Economia Euclid Tskalotos,
quello che chiunque altro di fronte alla morsa dei creditori
avrebbe fatto, riuscendo anche, contro il volere della troika,
ad elargire sostegni economici alla parte più povera della
società (come portare lo stipendio minimo a 650 euro). Ma si è
trovato a lottare in questi anni anche contro i potenti media
privati (tutti in mano a gruppi economici filoconservatori) che
lo hanno attaccato ad ogni singolo passo. Dopo anni, mercoledì è
stato invitato dalla rete privata Skai (uno dei canali più
seguiti), e l'argomento principale delle domande è stata una sua
tre giorni sullo yacht di un'amica facoltosa insieme alla sua
famiglia. Il premier ha cercato in ogni modo di parlare di
programmi e risultati (tra cui l'accordo con la Macedonia
sull'annosa questione del nome, odiato e cavalcato da
nazionalisti e conservatori), ma con esiti incerti. I greci
sembrano avergli voltato le spalle, preferendo il "forte
sviluppo" promesso da Mitsotakis, che immagina un paese con meno
burocrazia, pro-business, ma senza tagli agli stipendi, e
un'economia galoppante. Il vento soffia decisamente a suo
favore, e domenica sera si saprà se l'era Tsipras è davvero
finita. (ANSA).
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