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Banche: Deutsche Bank accantona 1 miliardo su derivati

Varato l'ultimo, e forse definitivo, piano di ristrutturazione

04 agosto, 17:59
(ANSA) - ROMA, 4 AGO - Sono stati 12 anni di crisi nera per le banche europee ma, sebbene non si sia ancora tornati a livelli pre-crisi, la situazione è migliorata molto in termini di profitto, capitale e dismissione dei crediti deteriorati.

Certo le prospettive di una recessione o quantomeno di una recessione che si sono riaffacciate negli ultimi mesi portano dei dubbi e molto resta ancora da fare come dimostrano, in Italia i casi Carige e Popolare Bari e in Germania Deutsche Bank.

Il gruppo nelle scorse settimane ha varato l'ultimo, e forse definitivo, piano di ristrutturazione che elimina alla radice le cause dei suoi guai di questi anni: le attività più rischiose di trading e finanziarie. La ristrutturazione, che prevede il trasferimento degli asset in una società a parte (una 'bad bank' sebbene atipica da 244 miliardi di euro) affronta anche, secondo quanto riporta il sito della Reuters, i derivati con un accantonamento di 1 miliardo sui 7,4 miliardi complessivi.

Proprio i derivati, in questi anni, sono stati da banchieri e osservatori italiani indicati come un pericolo ben maggiore dei crediti deteriorati che hanno afflitto il settore italiano e lo hanno posto sotto lo stigma dei mercati. Ora, secondo la Reuters, il gruppo tedesco svolgerà una vera e propria asta per i derivati nel comparto azionario, che avrebbero riscosso interesse da parte di banche europee e statunitensi.

Successivamente, Deutsche Bank punterebbe a vendere i derivati, più a lunga scadenza, sui tassi d'interesse e sul credito, meno attraenti perché richiedono maggior capitale a copertura.

A parte 'il caso' Deutsche che comunque non è ricorsa ad aiuti e fondi pubblici, in ogni caso in questi anni le banche italiane (e del Sud Europa) hanno provato a colmare il forte gap che le separava dalle rivali del Nord in termini di redditività e capitale. Secondo l'analisi dell'Abi dei bilanci di 112 gruppi bancari, pari a circa il 75% del mercato europeo per il periodo 2006 e 2018, questi differenziali "si sono attenuati". Certo il Return On Equity, ROE) delle banche esaminate è salito a fine 2018 intorno al 6,6% "grazie alla riduzione delle rettifiche e all'attenta gestione dei costi operativi a fronte di una lieve riduzione dei ricavi complessivi". Ciononostante, va sottolineato che il numero di grandi banche europee in grado di produrre livelli di performance superiori al cosiddetto costo del capitale continua ad essere modesto, circa 1 su 3 nel 2018, contro 8 su 10 prima della crisi. E le tendenze emerse per le banche operanti in Italia sono analoghe a quelle riscontrate negli altri mercati europei.

In particolare, uno dei principali tratti caratterizzanti la più recente dinamica delle banche italiane è il forte miglioramento della qualità dell'attivo, in termini sia di flussi sia di stock. In prospettiva le previsioni sulla qualità dell'attivo continuano ad essere positive. Le analisi dell'Abi segnalano che il processo di convergenza dell'NPL ratio verso i livelli pre-crisi dovrebbe continuare nonostante il tono ciclico meno brillante della nostra economia: alla fine del 2022, l'indice dovrebbe attestarsi al 2,4%, valore anche lievemente inferiore al dato del 2007.(ANSA).

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