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Tpi: Praljak, minuto di silenzio in parlamento croato

'Ingiusta' la condanna dei vertici croati, disconosce la storia

30 novembre, 16:12
(ANSA) - ZAGABRIA - In Croazia la seduta del Parlamento a Zagabria è iniziata giovedì con un minuto di silenzio in onore e ricordo di tutte le vittime croate in Bosnia e del generale Slobodan Praljak, criminale di guerra che mercoledì nell'aula del Tribunale penale internazionale all'Aja (Tpi), al momento della lettura della condanna per crimini di guerra commessi in Bosnia, si è suicidato bevendo del veleno in diretta televisiva.

Il presidente del Parlamento, Gordan Jandrokovic, ha letto una dichiarazione concordata tra quasi tutti i gruppi parlamentari in cui si definisce "ingiusta e inaccettabile" la sentenza di ieri contro sei alti politici e militari croati di Bosnia, incluso Praljak, per crimini di guerra, in cui si implica la responsabilità diretta dei massimi dirigenti della Croazia dell'epoca, con a capo il defunto presidente Franjo Tudjman. "La sentenza del Tpi - si afferma nella dichiarazione - non tiene conto della verità storica e delle prove inconfutabili" sul ruolo dei croati e della Croazia nel conflitto in Bosnia (1992-1995).

Pur unendosi alla dichiarazione, al minuto del silenzio non hanno partecipato i parlamentari delle opposizioni di sinistra e i liberali, spiegando di non voler rendere onore a un criminale di guerra condannato in ultima istanza.

Il gesto estremo nell'aula del Tribunale penale internazionale all'Aia del generale croato Slobodan Praljak, lascerà per sempre una profonda ombra e dubbi sull'operato di questa corte. Lo ha detto la presidente della Croazia, Kolinda Grabar Kitarovic, in un messaggio alla nazione in occasione delle sentenza contro sei croati di Bosnia, condannati per crimini di guerra.

"Il generale Praljak ha preferito dare la propria vita, piuttosto che vivere come un criminale di guerra condannato per crimini che era convinto di non aver commesso", ha detto Kitarovic. La presidente croata ha respinto tutte le affermazioni della sentenza in cui la dirigenza politica e militare croata dell'epoca, con a capo il defunto presidente Franjo Tudjman, viene direttamente collegata ai crimini commessi in Bosnia.

"La Croazia non fu mai un aggressore in Bosnia, ma ha difeso e protetto la Bosnia-Erzegovina, offerto sostegno e aiuti umanitari, la Croazia non ha mai attaccato nessuno", ha spiegato Kitarovic. Che ha invece indicato nella politica nazionalista serba degli anni Novanta la causa di tutte le guerre, distruzioni e crimini nei conflitti jugoslavi.

"Il Tpi non ha assolto alla propria missione, non ha condannato i massimi dirigenti politici e militari della Serbia, non ha portato giustizia alle vittime, ma si è posto nel ruolo di un arbitro politico, tentando di istituire un falso equilibrio di colpevolezze", ha aggiunto. (ANSA).

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