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Kosovo: Veseli, a 9 anni indipendenza bicchiere mezzo pieno

L'intervento del Presidente del Parlamento a Roma

02 marzo, 17:25
(ANSA) - ROMA - A nove anni dall'indipendenza il Kosovo è riuscito a compiere molti passi avanti, creando stabilità nella regione e ponendo le basi per ponendo le basi per una democrazia e una crescita economica. E' un bilancio tutto sommato positivo quello tracciato dal presidente del Parlamento kosovaro, Kadri Veseli, che a Roma ha tenuto un discorso davanti agli studenti della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (Sioi). Ecco i passaggi più significativi del suo intervento. ''Per alcuni, il Kosovo evoca un'immagine di conflitto. Per me e per molti altri nel mio Paese, il Kosovo rappresenta un messaggio di ispirazione e speranza (...) Il 17 febbraio del 2008 la nostra nazione ha dichiarato la propria indipendenza (...), una necessità viste le circostanze che si erano venute a creare a quel momento (...). Oggi il Kosovo è un Paese sovrano, che ha portato non soltanto la pace ai suoi cittadini - e tutti i gruppi etnici presenti sul suo territorio - ma anche la pace e la sicurezza a tutta la regione, compresa la Serbia, che ora come il Kosovo ha la possibilità di concentrarsi sul suo futuro, che si trova all'interno dell'Unione europea" (...). In questi anni ''il Kosovo ha affrontato molte sfide. Abbiamo costruito un Paese multietnico, in cui i cittadini di tutte le etnie vivono in pace. La nostra Costituzione non parla di minoranze, ma soltanto comunità, permettendo a tutte le etnie di vivere senza subire discriminazioni. Queste includono albanesi, serbi, bosniaci, rom, egiziani, Ashkali, turchi, croati e montenegrini.

Tutte queste comunità sono rappresentate a tutti i livelli delle nostre istituzioni pubbliche, il che garantisce che le loro istanze possano essere ascoltate a tutti i livelli''.

(...) Oggi ''il Kosovo ha una priorità nazionale - piena integrazione nell'Ue e nella NATO. Per i paesi come il Kosovo e dell'intera regione dei Balcani, non c'è alternativa''. Certo, ''è comprensibile che in questo momento storico, alcuni leader politici in Europa stiano mettendo in discussione il progetto dell'Unione europea. Ma se l'Unione dovesse perdere il suo interesse per i Balcani, temo che altre forze (a noi sgradite) possano cercare di influenzare i Paesi dei balcanici, spingendoli ad allontanarsi dalla prospettiva occidentale''. (...) ''Il nostro impegno resta quello di sviluppare la cooperazione economica con i partner dell'Ue e la creazione di una situazione dove il gioco sia a somma positiva per tutte le parti in causa''. Malgrado ''le condizioni per giungere a una libera circolazione dei beni, dei servizi e dei capitali al fine di commerciare liberamente nel mercato dell'Unione europea stiano migliorando gradualmente'', fa notare, ''l'ultimo ostacolo che il Paese deve affrontare ''è la mancata liberalizzazione dei visti per i cittadini kosovari che restano quelli ''più isolati in Europa''. E ciò ''senza motivo''. (...) Finora, sottolinea Veseli, il Kosovo è stato accolto e riconosciuto dalla maggioranza dei Paesi dell'Ue, ma manca quello di 5 Stati membri. ''Questi Paesi rendono il nostro cammino verso l'adesione alle organizzazioni internazionali ancora più difficile''. (...) Così come la ''nostra più grande e ultima sfida resta il riconoscimento da parte della Serbia.

''Continueremo il dialogo con Belgrado anche grazie all'aiuto dell'Ue, con la speranza che questo processo molto delicato si concluda con il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo da parte della Serbia''. Questo, conclude, è l'ultimo passo per garantire una pace lunga e duratura e la stabilità nella regione''. Un passo che è ''nell'interesse del Kosovo e nell'interesse della Serbia''. (ANSA).

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