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Salvaguardia ambiente è pilastro nella strategia di Prysmian

Uso efficiente di risorse e flussi logistici, gestione responsabile rifiuti, è alla base della sostenibilità

 

 

La sostenibilità è “un pilastro fondamentale” nel modello di business di Prysmian Group, che quotidianamente lavora per “cercare nuovi modi per salvaguardare l’ambiente”. A dirlo è Andrea Pirondini, Coo del gruppo, leader mondiale nel settore dei cavi e sistemi per l’energia e le telecomunicazioni. L’impegno verso la salvaguardia ambientale viene portato avanti attraverso l’uso efficiente delle risorse, l’organizzazione intelligente dei flussi logistici e la gestione responsabile dei rifiuti. Azioni finalizzate a incrementare la percentuale di ricavi derivanti da prodotti poco inquinanti, aumentare il quantitativo di rifiuti riciclati e ridurre le emissioni. Secondo il Bilancio di Sostenibilità 2018, lo scorso anno tutto il gruppo ha lavorato per migliorare la performance relativa ai temi ambientali, investendo 13 milioni di euro nella sicurezza sanitaria e in attività ambientali, incluso l’efficientamento energetico.

La protezione e la salvaguardia dell’ambiente sono per Prysmian parte integrante della creazione di valore sostenibile a beneficio dell’organizzazione e dei suoi stakeholder, in termini sia di modalità di utilizzo delle risorse sia dei prodotti realizzati. Al fine di contribuire a realizzare questa aspirazione, il colosso dei cavi ha definito i propri obiettivi di sostenibilità per il 2020, fondati sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che prevedono una riduzione del consumo di energia e delle emissioni di gas a effetto serra, estendendoli a tutto il gruppo. Tant’è che anche una parte della remunerazione variabile di diverse centinaia di manager è legata a questi obiettivi.
Questo impegno va oltre la definizione di obiettivi legati a quelli dell’Onu, in quanto Prysmian monitora attivamente il proprio consumo energetico e idrico, il riciclo di rifiuti pericolosi e non pericolosi e l’emissione di gas a effetto serra allo scopo di assicurare il rispetto delle leggi locali negli oltre 50 paesi in cui opera, oltre a migliorare la propria performance in ciascuno di questi ambiti. “Con la sua presenza globale, Prysmian ha acquisito una profonda conoscenza sulle tematiche ambientali in diversi paesi e culture” ha spiegato Antonio Traversi, direttore dell’Health and Safety Environment (Hse). “In ciascun paese in cui opera, il gruppo fa tutto il possibile per migliorare continuamente in questo ambito, rispettando i diversi requisiti specifici imposti localmente”.

L’impegno di Prysmian verso la sostenibilità si concretizza innanzitutto nella sede centrale di Milano che ha ottenuto la certificazione LEED Platino grazie a nuove tecnologie come i pannelli solari che rivestono il tetto. Inolter, Prysmian ricicla il 65,9% dei rifiuti, mentre il 21,8% è mandato in discarica, e nel 2018 sono state realizzate anche alcune iniziative per ridurre i rifiuti pericolosi e non pericolosi presso sette stabilimenti in Ungheria, Francia, Messico e Stati Uniti. Quest’anno il Gruppo sta facendo ulteriori passi in avanti nella protezione dell’ambiente, adottando ad esempio una misurazione più completa delle emissioni di gas a effetto serra nella sua rendicontazione al Cdp (noto come “Carbon Disclosure Project”) che, oltre alle emissioni dirette e indirette generate dal Gruppo durante il processo produttivo, includerà anche quelle generate da terzi come i fornitori. Tutti i processi di monitoraggio e rendicontazione includeranno anche General Cable, la società recentemente acquisita.

Snocciolando i numeri dello scorso anno, sono state eseguite 11 nuove diagnosi energetiche presso le unità operative europee e non europee per ottenere una base dati più completa, affidabile e aggiornata sui consumi di energia e la sua distribuzione allo scopo di estendere le iniziative di efficientamento energetico a un numero sempre maggiore di unità. Il Piano di Audit Energetico è stato aggiornato dalla funzione Health Safety and Environment includendo per il periodo 2019-2020 le attività europee di General Cable. Lo stabilimento di Mudanya (Turchia) e quello di General Cable a Nordenham (Germania) hanno inoltre consolidato la gestione energetica e il monitoraggio dei consumi attraverso l’implementazione, la certificazione e l’esecuzione del Sistema di gestione dell’energia (Sge) conforme allo standard internazionale (ISO 50001:2011). Analogamente sono stati eseguiti audit energetici periodici presso gli altri cinque stabilimenti tedeschi del Gruppo, dove l’SGE è da tempo certificato.


Prysmian Group entra nell’indice Dow Jones Sustainability World 2019
Quest’anno Prysmian Group è entrata a far parte, per la prima volta, del Dow Jones Sustainability World, il più importante indice internazionale di sostenibilità per la valutazione delle prestazioni ambientali, sociali e di governance (Esg) di circa 2.700 aziende. Il gigante dei cavi, a seguito della analisi svolta dall'agenzia di rating di sostenibilità RobecoSAM, è stato incluso nel DJSI, all’interno del settore “Electrical Components & Equipment” (Capital Goods) con un punteggio di 84/100, incrementando di 5 punti le prestazioni del 2018 e migliorando notevolmente le dimensioni economica e ambientale, con un significativo passo avanti. I punteggi della dimensione sociale sono in linea con l'anno precedente e con i migliori risultati del settore.
“In linea con la nostra mission aziendale, siamo costantemente impegnati a sviluppare la migliore tecnologia in cavo e fibra ottica per supportare la transizione verso un utilizzo più sostenibile delle risorse energetiche e per la digitalizzazione e la decarbonizzazione delle economie”, ha commentato il Ceo del gruppo Prysmian, Valerio Battista. “La sostenibilità è realmente integrata nel nostro business e rappresenta un'opportunità strategica da perseguire insieme ai nostri clienti. L'inclusione nel DJSI riconosce gli sforzi che stiamo facendo per migliorare le nostre prestazioni e pratiche ambientali, sociali e di governance".
Il percorso verso la sostenibilità del gruppo è iniziato alcuni anni fa e si fonda su una chiara e completa lista di obiettivi a medio termine che coprono tutti i principali temi Esg definiti nell'ambito dei target di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Prysmian sta compiendo sforzi per migliorare le proprie performance ambientali lungo l'intera supply chain, sostenendo l'innovazione sostenibile dei prodotti, garantendo il rispetto dei diritti umani e attraverso la valorizzazione delle risorse umane anche attraverso un ampio programma di Diversity & Inclusion.
Negli ultimi anni Prysmian ha raggiunto importanti traguardi nell’ambito dell'innovazione sostenibile dei prodotti, con il lancio dell'innovativa tecnologia Flexribbon, che ha permesso di aumentare la densità di fibre all’interno di un unico cavo e di ridurre l'utilizzo dei materiali; i nuovi 17 FREE cavi Riser per le telecomunicazioni, prodotti con materiali alogenati evitando, dunque, emissioni di gas pericolosi e fumi densi; la tecnologia E3X utilizzata per il settore dei sistemi di distribuzione e trasmissione di energia che permette di ridurre le perdite di linea fino al 25%.
Nel 2019 Prysmian è stata inclusa anche in altri prestigiosi indici (FTSE4Good Global Index, STOXX Italy 45 ESG-X e STOXX Europe 600 ESG-X) e ha ottenuto la classificazione EE+ da Standard Ethics, agenzia di rating indipendente sulla sostenibilità, con sede a Londra. Il Gruppo è stato recentemente incluso nel Rapporto Carbon Clean 200, report che valuta le maggiori public company mondiali in base a “green energy revenues”.

Piena integrazione dei rischi di sostenibilità nel modello di gestione dei rischi

Prysmian si avvale della metodologia di analisi dei rischi di sostenibilità per valutare il cambiamento climatico e nel 2015 ha iniziato a identificare alcuni specifici rischi e integrarli nel proprio modello di gestione (enterprise risk model). Ad occuparsi dei rischi strategici, finanziari, operativi, legali e organizzativi che possono impattare la performance aziendale, inclusi i relativi rischi di sostenibilità, è il Chief Risk Officer del gruppo, Alessandro De Felice, il quale, in stretta collaborazione con la funzione Health, Safety & Environment (Hse) di Prysmian, identifica e controlla i potenziali rischi di sostenibilità per definire le modalità con cui gestirli, riportando al top management almeno due volte all’anno.

Il modello di analisi dei rischi di sostenibilità di Prysmian definisce una metodologia chiara da utilizzare per valutare gli eventi specifici che generano rischi analizzando l’impatto, la probabilità di insorgenza e il livello di adeguatezza del sistema di controllo esistente. Basandosi sul modello di business adottato, l’azienda ha identificato una categoria di rischi alla quale il Gruppo è esposto e che include sia rischi esclusivamente collegati alla sostenibilità sia altri che possono avere un impatto su di essa. Nel 2017 Prysmian ne ha valutato il potenziale impatto sulla propria attività nel medio-lungo termine e quest’anno, a seguito dell’acquisizione di General Cable, eseguirà una nuova valutazione.

Dai risultati ottenuti, Prysmian presenta una bassa esposizione sia ai cambiamenti delle precipitazioni in estate e inverno sia agli incrementi delle temperature, ad eccezione degli stabilimenti nelle aree in cui l’incremento massimo di temperatura atteso è nell’ordine di +1,5 gradi. Secondo l’analisi, inoltre, il gruppo è esposto ai rischi correlati all’incremento potenzialmente significativo del livello del mare (superiore a 0,5 metri), con una ricaduta su circa il 10% degli stabilimenti situati vicino ad aree marine. L’azienda ha già preso in considerazione le possibili azioni per gestire questo rischio teorico con misure che non generano un impatto economico significativo. Per quanto riguarda il rischio della scarsità d’acqua, Prysmian ha valutato l’impatto di un’indisponibilità idrica o “stress idrico” (definito come il rapporto tra la domanda idrica e la disponibilità della risorsa) nel 2030 e le variazioni nella fornitura e nella domanda di acqua previste per la stessa data. I risultati mostrano che circa il 20% degli stabilimenti del Gruppo sono situati in aree estremamente esposte al rischio di stress idrico previsto per il 2030. Nel 2019 verrà analizzato lo stress idrico anche degli stabilimenti di General Cable.

Prysmian ha poi adottato linee guida e politiche per la propria supply chain in base alle quali “qualsiasi fornitore che intrattiene azioni non conformi ai principi di sostenibilità ambientale e sociale potrebbe essere temporaneamente o permanentemente escluso dalla lista dei fornitori del Gruppo”. In termini di rischi operativi, le attività produttive globali di Prysmian sono soggette a stringenti regolamenti ambientali. Tra i più rilevanti, quelli in materia di inquinamento del suolo e sottosuolo e presenza o uso di materiali e sostanze ritenute pericolose per la salute dell’uomo. Le tematiche ambientali sono gestite a livello centrale dall’HSE promuovendo una formazione che garantisca la piena conformità ai regolamenti, in linea con le best practice, oltre al controllo dell’esposizione al rischio attraverso l’applicazione di indicatori di rischio specifici.

Prysmian Group entra nell’indice Dow Jones Sustainability World 2019

 

Quest’anno Prysmian Group è entrata a far parte, per la prima volta, del Dow Jones Sustainability World, il più importante indice internazionale di sostenibilità per la valutazione delle prestazioni ambientali, sociali e di governance (Esg) di circa 2.700 aziende. Il gigante dei cavi, a seguito della analisi svolta dall'agenzia di rating di sostenibilità RobecoSAM, è stato incluso nel DJSI, all’interno del settore “Electrical Components & Equipment” (Capital Goods) con un punteggio di 84/100, incrementando di 5 punti le prestazioni del 2018 e migliorando notevolmente le dimensioni economica e ambientale, con un significativo passo avanti. I punteggi della dimensione sociale sono in linea con l'anno precedente e con i migliori risultati del settore.
“In linea con la nostra mission aziendale, siamo costantemente impegnati a sviluppare la migliore tecnologia in cavo e fibra ottica per supportare la transizione verso un utilizzo più sostenibile delle risorse energetiche e per la digitalizzazione e la decarbonizzazione delle economie”, ha commentato il Ceo del gruppo Prysmian, Valerio Battista. “La sostenibilità è realmente integrata nel nostro business e rappresenta un'opportunità strategica da perseguire insieme ai nostri clienti. L'inclusione nel DJSI riconosce gli sforzi che stiamo facendo per migliorare le nostre prestazioni e pratiche ambientali, sociali e di governance".
Il percorso verso la sostenibilità del gruppo è iniziato alcuni anni fa e si fonda su una chiara e completa lista di obiettivi a medio termine che coprono tutti i principali temi Esg definiti nell'ambito dei target di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Prysmian sta compiendo sforzi per migliorare le proprie performance ambientali lungo l'intera supply chain, sostenendo l'innovazione sostenibile dei prodotti, garantendo il rispetto dei diritti umani e attraverso la valorizzazione delle risorse umane anche attraverso un ampio programma di Diversity & Inclusion.
Negli ultimi anni Prysmian ha raggiunto importanti traguardi nell’ambito dell'innovazione sostenibile dei prodotti, con il lancio dell'innovativa tecnologia Flexribbon, che ha permesso di aumentare la densità di fibre all’interno di un unico cavo e di ridurre l'utilizzo dei materiali; i nuovi 17 FREE cavi Riser per le telecomunicazioni, prodotti con materiali alogenati evitando, dunque, emissioni di gas pericolosi e fumi densi; la tecnologia E3X utilizzata per il settore dei sistemi di distribuzione e trasmissione di energia che permette di ridurre le perdite di linea fino al 25%.
Nel 2019 Prysmian è stata inclusa anche in altri prestigiosi indici (FTSE4Good Global Index, STOXX Italy 45 ESG-X e STOXX Europe 600 ESG-X) e ha ottenuto la classificazione EE+ da Standard Ethics, agenzia di rating indipendente sulla sostenibilità, con sede a Londra. Il Gruppo è stato recentemente incluso nel Rapporto Carbon Clean 200, report che valuta le maggiori public company mondiali in base a “green energy revenues”.


Piena integrazione dei rischi di sostenibilità nel modello di gestione dei rischi

Prysmian si avvale della metodologia di analisi dei rischi di sostenibilità per valutare il cambiamento climatico e nel 2015 ha iniziato a identificare alcuni specifici rischi e integrarli nel proprio modello di gestione (enterprise risk model). Ad occuparsi dei rischi strategici, finanziari, operativi, legali e organizzativi che possono impattare la performance aziendale, inclusi i relativi rischi di sostenibilità, è il Chief Risk Officer del gruppo, Alessandro De Felice, il quale, in stretta collaborazione con la funzione Health, Safety & Environment (Hse) di Prysmian, identifica e controlla i potenziali rischi di sostenibilità per definire le modalità con cui gestirli, riportando al top management almeno due volte all’anno.

Il modello di analisi dei rischi di sostenibilità di Prysmian definisce una metodologia chiara da utilizzare per valutare gli eventi specifici che generano rischi analizzando l’impatto, la probabilità di insorgenza e il livello di adeguatezza del sistema di controllo esistente. Basandosi sul modello di business adottato, l’azienda ha identificato una categoria di rischi alla quale il Gruppo è esposto e che include sia rischi esclusivamente collegati alla sostenibilità sia altri che possono avere un impatto su di essa. Nel 2017 Prysmian ne ha valutato il potenziale impatto sulla propria attività nel medio-lungo termine e quest’anno, a seguito dell’acquisizione di General Cable, eseguirà una nuova valutazione.

Dai risultati ottenuti, Prysmian presenta una bassa esposizione sia ai cambiamenti delle precipitazioni in estate e inverno sia agli incrementi delle temperature, ad eccezione degli stabilimenti nelle aree in cui l’incremento massimo di temperatura atteso è nell’ordine di +1,5 gradi. Secondo l’analisi, inoltre, il gruppo è esposto ai rischi correlati all’incremento potenzialmente significativo del livello del mare (superiore a 0,5 metri), con una ricaduta su circa il 10% degli stabilimenti situati vicino ad aree marine. L’azienda ha già preso in considerazione le possibili azioni per gestire questo rischio teorico con misure che non generano un impatto economico significativo. Per quanto riguarda il rischio della scarsità d’acqua, Prysmian ha valutato l’impatto di un’indisponibilità idrica o “stress idrico” (definito come il rapporto tra la domanda idrica e la disponibilità della risorsa) nel 2030 e le variazioni nella fornitura e nella domanda di acqua previste per la stessa data. I risultati mostrano che circa il 20% degli stabilimenti del Gruppo sono situati in aree estremamente esposte al rischio di stress idrico previsto per il 2030. Nel 2019 verrà analizzato lo stress idrico anche degli stabilimenti di General Cable.

Prysmian ha poi adottato linee guida e politiche per la propria supply chain in base alle quali “qualsiasi fornitore che intrattiene azioni non conformi ai principi di sostenibilità ambientale e sociale potrebbe essere temporaneamente o permanentemente escluso dalla lista dei fornitori del Gruppo”. In termini di rischi operativi, le attività produttive globali di Prysmian sono soggette a stringenti regolamenti ambientali. Tra i più rilevanti, quelli in materia di inquinamento del suolo e sottosuolo e presenza o uso di materiali e sostanze ritenute pericolose per la salute dell’uomo. Le tematiche ambientali sono gestite a livello centrale dall’HSE promuovendo una formazione che garantisca la piena conformità ai regolamenti, in linea con le best practice, oltre al controllo dell’esposizione al rischio attraverso l’applicazione di indicatori di rischio specifici.


La produzione: tutto deve essere perfetto “al primo colpo”

“Il nostro obiettivo è garantire un processo produttivo il più efficiente possibile, riducendo al massimo i costi. Questo significa ridurre gli sprechi mantenendo elevato il livello OEE, ossia l’efficienza globale degli impianti”. A spiegarlo è Giovanni Ruggiero, responsabile del Draw Optical Fibers Process presso lo stabilimento Fos (Fibre ottiche sud) di Prysmian Group, evidenziando che “un processo più efficiente, con meno sprechi, significa margini più elevati. Un qualsiasi incremento degli sprechi ha infatti un impatto diretto sui costi della fibra”.

Questo stabilimento a Battipaglia (Na) copre il 50% circa dell’intera produzione europea di fibra ottica di Prysmian, che è il maggiore produttore di fibra ottica in Europa e, anche in un sito così all'avanguardia, gli sprechi sono sempre riconducibili a quattro aree principali, identificabili nelle cosiddette “4M”: “manodopera, macchine, metodi e materiali”. In altre parole, errore umano, anomalie dei macchinari, procedure operative difettose o materie prime inadeguate. Ma per Ruggiero non è ammesso che qualcosa vada per il verso sbagliato, l’obiettivo è far sì che tutto sia “perfetto al primo colpo” perché ogni volta che questo non avviene i costi ricadono direttamente sugli utili dello stabilimento.

Originario di Napoli e con un master in Ingegneria meccanica conseguito presso l’Università di Napoli, Giovanni Ruggiero è entrato in Prysmian Group nel 2017 grazie al programma “Make It” ed è giunto poi allo stabilimento Fos. “Gran parte del mio lavoro consiste nel motivare i membri del team, ispirarli e guadagnarmi la giusta credibilità per proporre le nostre soluzioni. Questa è la parte principale del mio lavoro. Tutto il resto ne è una semplice conseguenza”. Tutto lo staff dello stabilimento ha come obiettivo principale quello di fare in modo che il processo produttivo delle fibre ottiche risulti quanto più efficiente possibile, riducendo gli sprechi, sia in termini di materie prime sia di lavoro umano.

Per spiegare come funziona la riduzione degli sprechi, l’ingegnere porta l’esempio di due progetti.
nel primo, lui e il suo team hanno operato contemporaneamente sulle “4M” per ottenere un miglioramento della resa di deposizione applicando semplicemente un metodo che misura gli sprechi durante il processo in cui il silicio si deposita producendo delle “preforme di vetro” utilizzate per creare la fibra finale utilizzata per i cavi. Poi è stata istituita una task force tecnica deputata a definire una matrice per ciascun problema, sviluppando per ognuna delle quattro M una serie di progetti con i rispettivi owner e le relative tempistiche. Un impegno che ha portato a una miglioramento della resa di deposizione, superando i target iniziali. Nel secondo, Ruggiero si è concentrato sulle fibre e anche in questo caso gli scarti sono stati ridotti. “Attualmente i risultati raggiunti sono migliori rispetto a quelli previsti dal piano di gestione - ha precisato -. Questo ha effetti significativi sui costi e sui clienti, sempre molto attenti alla qualità”. “La chiave per il successo è stata la stretta collaborazione tra tecnologia, ingegneria di processo, manutenzione e produzione. Qui sono le persone, e non solo le macchine, a guidare il processo di miglioramento continuo, e questo grazie alla dedizione dei 250 operatori e dei 50 dipendenti che lavorano allo stabilimento di Fos, dagli ingegneri e dai tecnici del reparto produzione fino ai ricercatori e ai manager”.

 


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