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Navi, comandanti “criminalizzati”, regole da ripensare

Workshop a Confitarma "Modello arretrato, troppe responsabilità"

29 gennaio, 19:13

 "La criminalizzazione, insieme alla pirateria è una delle cause principali di allontanamento dalle carriere marittime. Dopo un incidente marittimo o una violazione dell'inquinamento, i marittimi sono spesso trattenuti e si vedono negare l'accesso alle normali regole di "fair play e di giustizia con cui difendersi dalle accuse penali". Luca Sisto, direttore generale di Confitarma fotografa così la situazione in occasione del workshop "La criminalizzazione del comandante della nave: criticità e prospettive" che si è svolto a Roma presso Confitarma, organizzato dall'Iin, Istituto italiano di navigazione su proposta del sindacato comandanti e direttori di macchina Usclac/Uncdim e che sarà oggetto di uno studio. La posizione dei comandanti di nave sembra diventata più difficile.

"Il comandante è ritenuto titolare di una posizione di garanzia estremamente ampia che sottende un modello verticistico e piramidale, piuttosto arretrato, di responsabilità per tutti gli incidenti ed eventi lesivi occorsi nel corso della navigazione e nelle attività collaterali" ha detto Vincenzo Mongillo, ordinario di diritto penale presso Unitelma Sapienza, chiedendo un "ripensamento del sistema di responsabilità penali". Il confronto, spiega una nota, ha evidenziato i possibili legami tra le condizioni in cui operano i comandanti delle navi "e la scarsa chiarezza del quadro giuridico del settore, in buona parte obsoleto".

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