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L'Iran sequestra un cargo britannico, l'ira di Londra

Hunt minaccia conseguenze. Teheran ferma un'altra nave nel Golfo

20 luglio, 08:48
L'Iran sequestra una petroliera britannica nel Golfo L'Iran sequestra una petroliera britannica nel Golfo

 (di Cristoforo Spinella) (ANSA) - Schizza alle stelle la tensione nel Golfo. I Pasdaran, le guardie della Rivoluzione iraniana, hanno sequestrato una petroliera britannica con 23 persone a bordo nello Stretto di Hormuz. Ed hanno fermato per dei "controlli di sicurezza" un altro cargo, anch'esso di proprietà di un armatore britannico ma battente bandiera della Liberia, che poi è stato lasciato libero di riprendere la navigazione. Londra ha protestato con forza, minacciando "conseguenze" se l'imbarcazione ancora sotto sequestro non sarà rilasciata. E gli Stati Uniti hanno rafforzato i pattugliamenti aerei nel Golfo. La doppia azione iraniana è arrivata all'indomani dell'annuncio, sempre dei Pasdaran, del sequestro dell'emiratina Riah, accusata di contrabbando di petrolio, e in risposta al fermo da parte britannica a Gibilterra dell'iraniana Grace 1, avvenuto due settimane fa per presunte violazioni delle sanzioni Ue alla Siria ed esteso giusto oggi per altri 30 giorni. Nel caso della Stena Impero, i Pasdaran hanno affermato di aver confiscato la petroliera perché "non ha rispettato le leggi internazionali della navigazione". In particolare, secondo fonti militari iraniane, il cargo sarebbe andato "fuori rotta". Quindi, apparentemente, una violazione di lieve entità. A Londra, dopo l'incidente, si è riunito il comitato di emergenza Cobra, ed il ministro degli Esteri Jeremy Hunt ha denunciato le azioni di Teheran come "inaccettabili" ed "estremamente preoccupanti". Intimando agli iraniani di liberare la Stena Impero, a meno di non volerne pagare le "conseguenze". Dall'altra sponda dell'oceano, il consiglio di sicurezza nazionale americano ha parlato di "escalation della violenza", mentre il presidente Donald Trump ha annunciato di essersi messo in contatto con gli alleati britannici - con la premier dimissionaria Theresa May, ma anche con il probabile successore Boris Johnson, elogiato ancora una volta pubblicamente per le sue posizioni pro Brexit - per decidere insieme il da farsi. La 'guerra delle petroliere' rischia di precipitare pericolosamente in un conflitto più esteso, con Trump che in queste ore ha parlato di Iran al telefono pure col francese Emmanuel Macron e che ha avvertito Teheran di non fare "nulla di stupido", altrimenti "pagherà un prezzo che nessun altro ha mai pagato". Intanto, gli Stati Uniti hanno intensificato i pattugliamenti aerei nello Stretto di Hormuz, e le navi da guerra sono in contatto con le imbarcazioni americane che navigano nella zona per garantire la loro sicurezza. Mentre un continente si prepara a sbarcare in Arabia Saudita, per unire gli sforzi in funzione anti-Iran. Il monito dell'inquilino della Casa Bianca segue tra l'altro il botta e risposta sul presunto drone iraniano abbattuto, asserito dagli americani e smentito da Teheran. "Nonostante le affermazioni deliranti e senza fondamento di Trump, tutti i droni nel Golfo Persico e nello stretto di Hormuz, compreso quello a cui fa riferimento il presidente americano, sono rientrati in sicurezza alle loro basi", ha affermato il generale di brigata Abolfazl Shekarchi, portavoce delle forze armate di Teheran, mentre le Guardie della rivoluzione hanno pubblicato le immagini del drone prima e dopo il momento del presunto abbattimento, in modo da smentirlo una volta per tutte. Per il Parlamento iraniano, Trump sta solo cercando di "creare tensioni". Una guerra psicologica che non conosce sosta. Nel frattempo, gli Usa hanno emesso nuove sanzioni contro 12 tra entità e individui basati in Iran, Belgio e Cina legati alle attività di proliferazione nucleare della società iraniana Tesa. Tra queste tensioni le quotazioni del petrolio sono tornate a salire e quelle dell'oro hanno toccato i massimi da sei anni. Anche la diplomazia nel frattempo continua a lavorare. Prima di concludere la sua missione all'Onu, il ministro degli Esteri della Repubblica islamica Mohammad Javad Zarif ha incontrato il segretario generale Antonio Guterres. La proposta del capo della diplomazia di Teheran e architetto dell'accordo del 2015 è il rafforzamento dei controlli sul programma nucleare in cambio del ritiro delle sanzioni americane. Un'idea subito apprezzata dalla Cina. Le spinte a una mediazione continuano anche dall'Europa, sempre stretta tra due fuochi. Mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel ha elogiato gli sforzi di Emmanuel Macron, il suo ministro degli Esteri Heiko Maas ha avvertito "che c'è un forte pericolo di escalation". Dall'Italia il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha insistito sull'importanza di abbassare le tensioni: "Perché è un'area a noi estremamente vicina che tocca direttamente interessi non solo di tipo politico e strategico, ma interessi anche economici e commerciali".

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